Washington (Usa), 13 set. (LaPresse/AP) – Il Pentagono ha inviato due navi da guerra al largo delle coste della Libia in seguito all’attacco al consolato Usa di Bengasi, in cui martedì sono stati uccisi quattro funzionari americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens. Intanto, a tre giorni dalle violenze, le proteste degli islamisti proseguono nel mondo arabo. Al Cairo i dimostranti si sono nuovamente scontrati con la polizia, mentre in Yemen migliaia di persone hanno bruciato bandiere americane nel cortile del consolato americano. La sicurezza delle sedi diplomatiche americane è stata rafforzata in tutto il mondo, mentre il presidente Obama ha preso contatti e chiesto collaborazione ai leader arabi. L’allarme nasce dalle proteste degli islamisti per la diffusione del film ‘Innocence of Muslims’, criticato perché offensivo e derisorio nei confronti del profeta Maometto. Nel mirino ci sono gli Stati Uniti, dove il film è stato prodotto. Secondo alcune fonti di ingelligence Usa, però, le violenze potrebbero essere state organizzate a scopo terroristico, in occasione dell’anniversario degli attacchi dell’11 settembre. Sull’ipotesi sono in corso indagini.
NAVI DA GUERRA USA VERSO LA LIBIA. Il cacciatorpediniere Uss Laboon si è spostato ieri vicino alla costa libica, mentre lo Uss McFaul ha cambiato rotta e dovrebbe raggiungere la costa del Paese nordafricano nei prossimi giorni. Il numero dei cacciatorpedinieri Usa nel Mediterraneo aumenterà così da quattro a cinque. Le navi, con a bordo missili da crociera Tomahawk, non hanno una missione specifica, spiegano gli ufficiali, ma i comandanti sono autorizzati a eseguire tutti gli ordini del presidente Barack Obama. “Senza commentare sui movimenti delle navi in specifico – ha detto il portavoce del Pentagono George Little – l’esercito degli Stati Unii adotta regolarmente misure precauzionali quando potrebbero verificarsi degli imprevisti. In alcune circostanze non è soltanto logico, ma anche prudente”.
MARINES AD AMBASCIATA USA TRIPOLI. Mentre la sicurezza alle sedi diplomatiche americane è stata rafforzata in tutto il mondo, un gruppo di circa 50 marines dell’unità d’élite Fleet Antiterrorism Security Team (Fast) è stato inviato in Libia per rafforzare la sicurezza nelle sedi diplomatiche Usa. Secondo fonti ufficiali, i marines sono stati inviati da una base in Spagna inizialmente nell’ambasciata Usa di Tripoli. Il compito dell’unità Fast è rispondere rapidamente a minacce terroristiche e garantire la sicurezza delle ambasciate statunitensi.
OBAMA: COLLABORAZIONE DA EGITTO E LIBIA. Il presidente americano Barack Obama ha chiamato i suoi omologhi di Libia ed Egitto, invitandoli a continuare a lavorare con gli Usa per assicurare la sicurezza del personale diplomatico. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca, precisando che i due leader hanno espresso l’intenzione di collaborare per portare davanti alla giustizia i responsabili delle violenze al consolato di Bengasi, in Libia. Obama ha ringraziato il presidente libico ad interim Mohammed el-Megarif per avere espresso condoglianze per l’uccisione dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri funzionari, durante l’attacco di martedì. Nella seconda telefonata, il presidente egiziano Mohammed Morsi ha promesso che l’Egitto “onorerà i suoi doveri per assicurare la sicurezza del personale americano”, ha spiegato la Casa Bianca. Inoltre Obama ha detto a Morsi che, mentre “respinge ogni sforzo per denigrare l’Islam, non c’è mai alcuna giustificazione per le violenze contro gli innocenti”.
TERZO GIORNO DI SCONTRI AL CAIRO. Continuano per il terzo giorno consecutivo le manifestazioni davanti all’ambasciata Usa al Cairo, con scontrati tra dimostranti e polizia. La notte scorsa circa 200 islamisti avevano manifestato davanti alla sede diplomatica Usa e alcuni si erano scontrati con agenti delle forze di sicurezza, i quali hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Martedì centinaia di manifestanti avevano scalato le mura dell’ambasciata statunitense e avevano tirato giù la bandiera a stelle e strisce, sostituendola con una nera che conteneva proteste contro il film.
ASSALTO AD AMBASCIATA USA IN YEMEN. L’ambasciata statunitense a Sanaa è stata attaccata da manifestanti islamici, che sono entrati nel comprensorio della sede diplomatica ma non nell’edificio che ospita gli uffici. Prima dell’attacco, i dimostranti hanno rimosso l’insegna dell’ambasciata dal muro esterno e l’hanno data alle fiamme. Una volta dentro le mura, hanno anche ammainato la bandiera statunitense e l’hanno bruciata. Ne hanno issata un’altra, nera e che riportava la dichiarazione di fede dell’islam: ‘Non c’è altro Dio al di fuori di Allah’. Le forze di sicurezza yemenite accorse sul posto hanno sparato in aria e usato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti, riuscendo alla fine a farli uscire dal cortile dell’ambasciata. Non è chiaro se ci fosse qualcuno all’interno al momento dell’attacco.
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