Norvegia, oggi sentenza Breivik: punto chiave sanità mentale

Oslo (Norvegia), 23 ago. (LaPresse/AP) – A un anno, un mese e due giorni dalle stragi di Oslo e Utoya, che scossero la Norvegia con 77 morti, la Corte distrettuale di Oslo emetterà oggi la sentenza nei confronti di Anders Behring Breivik. Il punto chiave che il verdetto dovrà chiarire lo stato mentale di Brevik. Se sarà considerato sano, il 33enne rischia 21 anni di carcere, ma il periodo detentivo potrebbe essere prolungato se sarà ritenuto un pericolo per la società. Se invece la giuria lo dichiarerà malato di mente, verrà internato in un centro psichiatrico, dove sarà costretto a ricevere cure. L’estremista di destra è stato sottoposto a due perizie psichiatriche che hanno dato esito opposto, la prima lo ha riconosciuto insano, mentre la seconda sano.

Il 22 luglio del 2011, alle 15.26 una bomba esplose all’esterno del quartier generale del governo a Oslo, provocando la morte di otto persone. Poche ore dopo, l’orrore divenne ancora più grande quando un uomo, poi identificato appunto come Breivik, 32 anni all’epoca, iniziò a sparare all’impazzata contro i giovani riuniti sull’isola di Utoya per un campo politico organizzato dal partito laburista. Le vittime sull’isola furono 69, portando a 77 morti il bilancio complessivo della giornata più buia della storia recente della Norvegia. Breivik fu arrestato poco dopo la strage e da subito emersero le sue posizioni estremiste. Fu ritrovato un manifesto di 1.500 pagine scritto di suo pugno contro il multiculturalismo in Europa.

Nel Paese afflitto dal dolore per le giovani vittime scoppiarono anche polemiche sui ritardi nei soccorsi, recentemente risollevate dalla pubblicazione del rapporto di una commissione indipendente nominata dal governo, secondo la quale le stragi di Oslo e Utoya si potevano evitare. L’esplosione di Oslo “avrebbe potuto essere evitata” se le misure di sicurezza presenti fossero state messe in atto in modo più efficace, afferma il documento. A Utoya inoltre, dove Breivik sparò per oltre un’ora, una risposta più rapida delle autorità avrebbe potuto interrompere prima l’attacco, anche se è vero che “quasi nessuno poteva immaginare” la strage sull’isola, prosegue il rapporto, a seguito del quale si è dimesso il capo della polizia Oystein Maeland. Dopo la pubblicazione del rapporto l’opposizione e i media hanno attaccato anche il premier Jens Stoltenberg per la gestione della situazione.

Il manifesto contro il multiculturalismo e l’atteggiamento di Breivik durante il processo hanno contribuito a far conoscere meglio il volto dell’autore delle stragi. Alla sua prima uscita pubblica dall’arresto si presentò con un ghigno, poi il saluto con il pugno chiuso in tribunale e il continuo elogio della guerra all’islam. Durante il processo a suo carico, che si è concluso a giugno, Breivik ha riconosciuto di aver commesso gli attacchi, ma non ha voluto dichiararsi colpevole perché ritiene le vittime fossero traditori che intendevano rendere la Norvegia un Paese multiculturale. “Ho agito per legittima difesa per conto del mio popolo, della mia città, del mio Paese; per questo chiedo di essere riconosciuto innocente dalle accuse che mi sono rivolte”, ha detto Breivik in aula all’inizio del processo. “Condannatemi a morte o assolvetemi”, ha dichiarato nella terza giornata del processo, definendo provocatoriamente “patetica” la pena massima che rischia.