Ginevra (Siria), 30 giu. (LaPresse/AP) – Se i Paesi impegnati nel tentativo di mettere fine alle violenze in Siria falliranno, dovranno affrontare una crisi internazionale molto grave. Lo ha dichiarato l’inviato speciale per la Siria, Kofi Annan, alla conferenza internazionale del Gruppo d’azione sulla Siria, in corso a Ginevra. Annan l’ha indetta con l’obiettivo di trovare una soluzione politica con cui mettere fine alle violenze che da oltre un anno sconvolgono il Paese. I colloqui si tengono a porte chiuse.
Annan ha detto, rivolto ai leader presenti al Palazzo delle Nazioni unite, che la storia “ci giudicherà tutti duramente, se oggi ci dimostreremo incapaci di prendere il giusto sentiero”. Molti diplomatici si sono detti pessimisti sull’esito della conferenza, in particolare sul fatto che le divergenze tra Russia e Stati Uniti possano appianarsi. Annan ha detto in proposito: “Venendo qui oggi, fate pensare di avere intenzione di dimostrare leadership. Ma potete portare a termine le cose?”.
Ha anche lamentato il modo in cui la comunità internazionale ha sinora gestito gli sforzi per mettere fine alle violenze in Siria: “Mentre molti Paesi hanno parlato di essere uniti, alcuni allo stesso tempo hanno preso autonomamente iniziative, nazionali o collettive, minando il processo. Questo ha aumentato l’incertezza in Siria”. E ha aggiunto, in un invito diretto ai partecipanti al Gruppo d’azione: “Con il modo in cui le cose sono andate sinora, non stiamo aiutando nessuno. Rompiamo questo trend e iniziamo a essere utili”.
Alla conferenza di Ginevra sono presenti i ministri degli Esteri di tutti i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, assieme al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e a rappresentanti di Lega araba, Unione europea, Turchia, Iraq, Kuwait e Qatar. Iran e Arabia Saudita non sono invece stati convocati.
Mentre i colloqui procedono, intanto, gli attivisti siriani hanno annunciato che, dopo 10 giorni di assedio e di duri attacchi, le forze fedeli al presidente Bashar Assad hanno ripreso il controllo del sobborgo Duma di Damasco. La zona era una roccaforte dell’opposizione, a differenza del centro della capitale in mano ai lealisti. Secondo l’Osservatorio, i residenti subiscono attacchi giornalieri, mentre nella zona non arrivano scorte alimentari e sono state tagliate le forniture di elettricità e acqua corrente. Gli attivisti hanno anche denunciato che le persone uccise dalle forze del regime nella zona sarebbero decine, le ultime ancora abbandonate nelle strade.
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