Beirut (Libano), 23 giu. (LaPresse/AP) – Dopo che ieri la Turchia ha fatto sapere che un suo mezzo era stato abbattuto dall’aviazione siriana, Damasco ha ammesso di averlo colpito perché era entrato nel suo spazio aereo. Ankara, dopo una lunga riunione della commissione sulla sicurezza presieduta dal premier Recep Tayyip Erdogan, ha promesso che risponderà “con i passi necessari”, seppure non precisando come intenda reagire. Intanto, mentre le relazioni tra i due Paesi di fanno sempre più tese, proseguono le ricerche del piloti del jet, caduto a pochi chilometri dalle coste mediterranee della Siria. I due Paesi erano alleati prima dell’inizio delle rivolte in Siria a marzo 2011. Da allora, Ankara è diventata una dei più duri critici del regime del presidente siriano Bashar Assad e del modo in cui reprime nel sangue il dissenso.
L’ABBATTIMENTO. Dopo le voci che si erano rincorse durante la giornata di ieri, nella tarda serata l’agenzia di stampa governativa siriana Sana ha riferito che l’aviazione aveva centrato in pieno un “obiettivo aereo non identificato” che volava a bassa altitudine e ad alta velocità. “La difesa antiaerea siriana ha contrattaccato con artiglieria cotraerea colpendolo direttamente”, ha riportato l’agenzia. “L’obiettivo – ha proseguito – si è rivelato un aereo militare turco, entrato nello spazio aereo siriano e trattato come previsto dalle leggi in vigore in questi casi”.
LA REAZIONE DI ANKARA. La Turchia, in una nota emessa nella notte a seguito della riunione della commissione sicurezza, ha annunciato che “intraprenderà in modo determinato i passi necessari” per rispondere all’abbattimento. “A seguito della valutazione delle informazioni fornite dalle nostre istituzioni e dalle rilevazioni di ricerche congiunte e di tentativi di salvataggio con la Siria, è stato capito che il nostro aereo è stato abbattuto da Damasco”, si legge inoltre nella nota. Erdogan nella dichiarazione precisa inoltre che l’aereo è stato abbattuto nel mar Mediterraneo a circa 13 chilometri dalla città siriana di Latakia.
LA RISPOSTA DELLA SIRIA. Si è trattato di un incidente, non un atto ostile contro Ankara. Così il portavoce del ministro degli Esteri siriano Jihad Makdisi, parlando al canale televisivo A Haber. La Siria, ha spiegato, ha esercitato un suo “diritto” sovrano contro un “aereo sconosciuto che violava il suo spazio aereo”. “Non c’è alcuna inimicizia con la Turchia”, ha aggiunto il ministro, chiarendo che la Siria non si era resa conto che il velivolo fosse turco e che Damasco sta aiutando nelle ricerche dei due piloti scomparsi.
I PILOTI DISPERSI. I due piloti del caccia abbattuto restano dispersi e le loro ricerche sono in corso, ha fatto sapere il premier a seguito della riunione, precisando che quattro navi cannoniere stanno cercando i piloti e i resti del jet. L’esercito turco ha precisato che il velivolo è scomparso dai radar e che il contatto radio è stato perso alle 11.58 di ieri ora italiana, durante una missione di volo.
TENSIONI ANKARA-DAMASCO. La Turchia è concorde con molti Paesi occidentali secondo cui Assad dovrebbe lasciare il potere e ha allestito campi rifugiati sui confini, per gli oltre 32mila siriani fuggiti dal loro Paese. Siria e Turchia hanno espulso reciprocamente i propri ambasciatori, mentre Damasco accusava Ankara di sostenere l’opposizione e di permettere ai ribelli di operare nel suo territorio. La Turchia ha smentito. Uno degli episodi più tesi ad aprile, con una sparatoria da parte delle forze siriane sul confine in cui morirono due rifugiati siriani in Turchia. Ankara disse che non avrebbe più tollerato alcuna azione che violasse la sua sicurezza.