Oslo (Norvegia), 20 giu. (LaPresse/AP) – Alla fine dell’udienza odierna alla Corte distrettuale di Oslo, l’attentatore della duplice strage del 22 luglio scorso in Norvegia, Anders Behring Breivik, si è lamentato perché le udienze non si sono concentrate abbastanza sulla sua sofferenza nel vedere il Paese scandinavo diventare una società multiculturale. “Questo caso – ha dichiarato in aula – è relativo al futuro della Norvegia, al futuro dell’Europa, e sono questi i temi che bisognava affrontare. Per me è stata un’esperienza traumatica essere stigmatizzato come un islamofobo dalle vedute ristrette e come un estremista di destra”. Nella duplice strage dell’anno scorso, Breivik ha prima detonato una bomba a Oslo provocando otto morti e poi è andato al campo giovanile dei laburisti sull’isola di Utoya, dove ha assassinato 69 persone a colpi di arma da fuoco, quasi tutti adolescenti.
Il 33enne sostiene che la Norvegia sia colonizzata dai musulmani, pari al 2% della popolazione nazionale, e spiega di aver colpito obiettivi del partito laburista al potere perché i liberali hanno tradito il Paese con politiche a favore dell’immigrazione. Nonostante abbia ammesso gli omicidi, Breivik rifiuta ogni responsabilità penale perché dice di aver salvato Norvegia ed Europa dall’afflusso di musulmani. All’udienza di oggi hanno testimoniato diversi esperti, che hanno descritto i traumi psicologici subiti da sopravvissuti e parenti delle vittime. In seguito gli stessi sopravvissuti hanno parlato in aula.