G20, Germania sempre più isolata

Dal nostro inviato Fabio De Ponte

Los Cabos (Messico), 20 giu. (LaPresse) – Rigore contro crescita. E’ questo lo scontro che si è consumato al G20 che si è concluso ieri pomeriggio (notte in Italia) a Los Cabos, in Messico. A uscire sconfitta dalla contesa è stata la Germania, unico Paese a mantenere ferma la posizione rigorista. Praticamente tutti gli altri, infatti, puntano a spingere invece la crescita con interventi a favore dell’occupazione e dei redditi. E il documento finale del vertice parla chiaro: “Siamo uniti nella determinazione di promuovere crescita e occupazione”, è il primo punto. “Lavoreremo collettivamente – prosegue il testo – per rafforzare la domanda e ripristinare la fiducia con una visione di supporto della crescita e promozione della stabilità finanziaria, per creare occupazione di alta qualità e opportunità per tutti i nostri cittadini”.

Testo perfettamente in linea con la posizione Usa: “La migliore cosa che gli Stati Uniti possano fare – ha detto il presidente Barack Obama – è creare posti di lavoro e crescita nel breve periodo, anche se nel frattempo continuiamo a mettere i conti in ordine nel lungo periodo”. Una via di mezzo è stata espressa dall’Italia: “A volte diventa un po’ ideologica – ha detto il premier Mario Monti – la distinzione tra crescita attraverso impulsi alla domanda e crescita attraverso politiche strutturali dell’offerta, come quelle che predilige la Germania. La posizione che io ho espresso, e che non è presentata per spirito di compromesso ma perché credo che sia la più feconda, è questa: ‘certamente manteniamo le riforme strutturali, ma c’è anche bisogno di domanda per alimentare le economie mentre migliorano con le riforme'”.

Ma anche se il premier getta acqua sul fuoco la cancelliera Angela Merkel è apparsa isolata in questa due giorni di vertice. A tenere banco è stata sopratutto la contesa con gli Stati Uniti, il cui interventismo nei confronti dei problemi della zona euro non è piaciuto agli europei. Per parlare di stabilità della moneta comune era in programma un incontro tra Obama e i leader della sponda est dell’Atlantico. Saltato all’ultimo minuto, si è tenuto poi ieri intorno a mezzogiorno (le otto di sera in Italia), ma è durato appena venti minuti. A limitare la durata del confronto potrebbe essere stata proprio la mancanza di una posizione comune tra gli europei, dovuta all’intransigenza della Merkel. In ogni caso, ha spiegato Monti, leader del vecchio continente preferiscono valutare tra loro il da farsi.

Sul tavolo, ha annunciato Monti, c’è l’ipotesi di utilizzare i fondi dell’Efsf per acquistare titoli di Stato dei Paesi in difficoltà in modo da calmierarne i tassi di interesse. Se ne parlerà venerdì 22 a Roma, in un incontro a quattro con la Merkel, il presidente francese Francois Hollande e il premier spagnolo Mariano Rajoy. Una riunione convocata proprio per trovare un accordo in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, che, ha annunciato Monti, sarà un “momento di decisione”.