Dal nostro inviato in Messico Fabio De Ponte
Los Cabos (Messico), 18 giu. (LaPresse) – Quello che si apre oggi a Los Cabos, in Messico, è il settimo G20. La storia del vertice è strettamente collegata alla crisi. Il primo di questi appuntamenti, infatti, fu convocato a Washington nel novembre del 2008, subito dopo la deflagrazione della crisi finanziaria, che era inziziata quell’estate. All’ordine del giorno i leader misero una azione coordinata per fare fronte alla situazione. Il secondo vertice si tenne a Londra l’anno dopo che, sulla stessa scia, stabilì la mobilitazione coordinata tra i diversi governi di 5 miliardi di dollari complessivi in stimoli fiscali. Il terzo G20, a Pittsburgh, nel settembre 2009, si occupò delle prime conseguenze sull’economia reale della crisi finanziaria, mentre il quarto, a Toronto, nel giugno 2010, mise sul tavolo la crescente instabilità finanziaria europea. A fine 2010 si tenne un altro G20, a Seul, dove si parlò di stabilità dei cambi. Infine a Cannes, a novembre dell’anno scorso, si parlò di crescita economica e occupazione per contrastare la crisi.
Il vertice riunisce 19 Paesi più l’Unione europea che, insieme, rappresentano oltre l’80% del Prodotto interno lordo mondiale e degli scambi commerciali. Fanno parte del gruppo: Germania, Arabia saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea, Stati Uniti, Francia, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Regno Unito, Russia, Sudafrica e Turchia. Tecnicamente la Spagna non ne farebbe parte, ma è un “invitato permanente”, come la definisce la presidenza messicana, visto che ha partecipato a tutti i vertici precedenti e perciò sarà accolta anche a questo. Il Messico poi ha chiesto di partecipare alla riunione di Los Cabos anche a Benin, Cambogia, Cile, Colombia ed Etiopia. Prendono parte al forum anche l’Onu, la Banca mondiale, l’Ocse, l’Organizzazione internazionale del lavoro, la Fao, l’Organizzazione mondiale del commercio e il Fondo monetario internazionale.