Leidschendam (Olanda), 30 mag. (LaPresse/AP) – Il Tribunale speciale per la Sierra Leone ha condannato a 50 anni l’ex presidente della Liberia Charles Taylor, per le violenze della guerra civile in Sierra Leone. Già lo scorso mese il Tribunale aveva riconosciuto Taylor colpevole di 11 capi d’accusa, per aiuto e favoreggiamento dei ribelli durante la guerra terminata nel 2002 e che ha provocato la morte di oltre 50mila persone. I crimini di Taylor, ha dichiarato il presidente della Corte, Richard Lussick, sono stati “della peggiore gravità in termini di ampiezza e brutalità”. Il 64enne ex presidente liberiano è il primo ex capo di Stato ad essere condannato da una corte internazionale per crimini di guerra dalla seconda guerra mondiale.
Taylor, che oggi era presente in aula ma non ha mostrato particolari emozioni alla lettura del verdetto, dovrà scontare la condanna in un carcere britannico. Tuttavia, i suoi legali dovrebbero presentare appello e questo probabilmente farà proseguire la sua detenzione all’Aia, in Olanda, per mesi. “Le vite di molti innocenti civili in Sierra Leone – ha dichiarato Lussick – sono perse o sono state distrutte come diretto risultato delle sue azioni”. Secondo i procuratori, che avevano chiesto una condanna di 80 anni di carcere, l’ex presidente della Liberia ha fornito armi, munizioni e altri equipaggiamenti in cambio di “diamanti insanguinati” estratti sfruttando il lavoro di schiavi. Gli avvocati hanno chiesto ai giudici di ridurre la condanna in modo che Taylor potesse avere qualche speranza di rilascio prima della morte. Lussick ha sostenuto che 80 anni di carcere sarebbero stati troppi, visto che Taylor è stato condannato per reati di favoreggiamento e non per un coinvolgimento diretto, ma il giudice ha poi aggiunto che l’ex presidente liberiano era “un caso a sé” rispetto ad altri condannati dal tribunale sostenuto dall’Onu. “Lo status speciale del signor Taylor come capo di Stato – ha detto – lo pone in una categoria differente dagli imputati, ai fini della condanna”.
In una lettera che chiedeva una pena di 80 anni di carcere, la procuratrice Brenda Hollis ha espresso i motivi per cui a Taylor non deve essere concesso alcun tipo di clemenza: “La volontaria crudeltà e i selvaggi crimini commessi da Taylor includono l’esecuzione e l’amputazione di civili, l’esposizione di teste decapitate ai posti di blocco, l’uccisione e lo sventramento di un civile, le cui viscere vennero poi tese attraverso la strada per formare un posto di blocco, stupri pubblici di donne e ragazze, persone bruciate vive nelle loro case”.
Al momento della pronuncia del verdetto di colpevolezza, il 26 aprile, Taylor aveva espresso la “più profonda simpatia” per le vittime delle atrocità in Sierra Leone, ma ha insistito sul fatto di avere agito per contribuire alla stabilizzazione dell’Africa occidentale e di non avere mai assistito coscientemente all’esecuzione dei crimini. “Ciò che ho fatto, l’ho fatto con onore”, disse. “Ero convinto che, senza pace in Sierra Leone, la Liberia non sarebbe stata in grado di fare progressi”, ha aggiunto. Taylor si dimise e fuggì in Nigeria nel 2003, dopo essere stato messo sotto inchiesta dalla corte internazionale. Nel 2006 venne arrestato e portato in Olanda. Banché il Tribunale speciale per la Sierra Leone abbia sede nella capitale Freetown, il processo a Taylor si tiene a Leidschendam, sobborgo dell’Aia, per il timore che celebrarlo in Africa possa destabilizzare la zona.