Baghdad (Iraq), 26 mag. (LaPresse/AP) – Il presidente iracheno Jalal Talabani ha fatto appello alle diverse parti politiche affinché risolvano l’aspra disputa che da quasi sei mesi blocca le attività del governo. La vicenda ha avuto inizio a dicembre, quando l’esecutivo di Nouri al-Maliki ha emesso un mandato di arresto nei confronti del vice presidente sunnita Tareq al-Hashemi. L’appello è stato diffuso attraverso una nota pubblicata sul sito internet dello stesso Talabani, che già in passato ha avuto un ruolo da mediatore politico. “Sono fermamente convinto – si legge nel comunicato del presidente – della serietà delle circostanze, che ci richiede di velocizzare gli sforzi per sederci a un tavolo di dialogo costruttivo e fraterno”. La crisi, aggiunge, “può portare a ulteriori tensioni ed esacerbare rischi e problemi”.
Politici sciiti, sunniti e curdi hanno tenuto incontri per settimane per discutere di come risolvere lo stallo, anche provando a spingere al-Maliki a dimettersi prima della fine del suo mandato di quattro anni, prevista per il 2014. I critici del premier lo accusano di aver consolidato il potere isolando sunniti e curdi, e scatenando una impasse che ha quasi costretto il governo a fermare il proprio lavoro. Intanto, il presidente della regione curda irachena ha detto che terrà un referendum popolare per la secessione se lo stallo politico non sarà risolto entro le elezioni locali fissate per settembre.
All’appello di Talabani, ha fatto eco un comunicato dello stesso al-Maliki. “Il dialogo – ha scritto il premier in una nota – deve essere obiettivo e basarsi sull’accettazione reciproca. Posizioni opposte non portano a niente di buono per l’Iraq”. Dopo che la sua alleanza politica, nelle elezioni del 2010, non ha ottenuto la maggioranza dei seggi del Parlamento a vantaggio di una coalizione laica a guida sunnita, al-Maliki è riuscito a rimanere al potere grazie all’appoggio di leader curdi e dall’estremista islamico Muqtada al-Sadr. Ma negli ultimi due anni, al-Sadr ha fatto venir meno il suo appoggio passando dalla parte dei critici del governo.