L’Aia (Olanda), 17 mag. (LaPresse/AP) – È ripreso al tribunale penale internazionale dell’Aia per la ex Jugoslavia il processo che vede imputato l’ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic per crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio. La procura ha iniziato a elencare le prove del coinvolgimento del 70enne nel massacro di Srebrenica, la peggiore strage di massa avvenuta in Europa dopo la seconda guerra mondiale, in cui nel 1995 persero la vita oltre 8mila bosniaci di fede musulmana. Nell’udienza odierna, la seconda, l’accusa si concentrerà appunto sul momento più buio della guerra di Bosnia del 1992-1995. Durante l’intervento dell’accusa, Mladic ha preso appunti su un foglio, indossando gli occhiali. L’ex generale è soprannominato ‘il boia di Srebrenica’ proprio per il massacro del 6-25 luglio 1995.
Nelle dichiarazioni iniziali, la procura ha spiegato che Mladic è stato “in comando e in controllo” delle forze serbo bosniache per tutta la durata del massacro, in cui sono morti “oltre 7mila uomini e ragazzi musulmani”. In seguito l’accusa ha spiegato che “solo un esercito estremamente controllato avrebbe potuto uccidere con disciplina, organizzazione ed efficienza militare così incredibili”. Secondo i procuratori, inoltre, “un esercito senza controllo o sotto la gestione di un’altra persona non avrebbe mai potuto assassinare oltre 7mila persone in così pochi giorni e seppellirle”. Mladic è accusato di aver comandato le truppe serbo bosniache durante una campagna di omicidi e persecuzioni mirate a compiere una pulizia etnica per eliminare musulmani e croati dal territorio da loro considerato serbo. L’ex generale si è rifiutato di dichiararsi colpevole o innocente, ma comunque nega le accuse.
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