Gerusalemme, 24 apr. (LaPresse/AP) – Il governo di Israele ha legalizzato tre avamposti in Cisgiordania, Sansana, Bruchin e Rehalim, dove abitano centinaia di coloni ebrei. Tel Aviv ha fatto sapere di aver “formalizzato lo status” dei tre insediamenti. Un funzionario del governo ha negato che si tratti di avamposti, affermando che la loro costruzione era stata autorizzata da precedenti esecutivi. La decisione, ha spiegato il funzionario, è volta a risolvere questioni puramente tecniche e procedurali e in pratica non cambia la situazione. Due delle enclavi, Bruchin e Rehalim, furono tuttavia definite ‘avamposti non autorizzati’ in un rapporto del governo israeliano del 2005. L’esecutivo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha ripreso quel rapporto, dicendo che ci sono dubbi sull’obbiettività dell’autore, l’allora procuratore Talia Sasson, che è poi entrato a far parte di un partito politico contrario agli insediamenti. Il funzionario ha inoltre ammesso che il terzo avamposto, Sansana, sarebbe dovuto essere costruito nel territori dello Stato ebraico.
L’annuncio del governo di Netanyahu arriva durante la visita nella regione dell’inviato statunitense David Hale, che sta lavorando per far ripartire i negoziati tra gli israeliani e i palestinesi. I colloqui sono bloccati proprio perché i palestinesi chiedono che lo Stato ebraico fermi tutte le costruzioni in insediamenti nei territori occupati. “Chiediamo al governo israeliano di porre fine immediatamente ad atti unilaterali”, ha affermato un ufficiale palestinese di alto rango, Nabil Abu Rdeneh. “Netanyahu – ha aggiunto – sta di nuovo spingendo le cose verso un punto morto”.