Oslo (Norvegia), 23 apr. (LaPresse/AP) – Anders Behring Breivik è tornato oggi in tribunale per il sesto giorno di udienza del processo in cui è imputato per le stragi del 22 luglio in Norvegia. Chiamato a testimoniare, ha definito “mostri” gli attivisti a favore del multiculturalismo, ha sostenuto che anche lui, come i parenti delle sue vittime, ha perso gli amici dopo gli attentati e ha assicurato che farà di tutto per non essere considerato pazzo.
“Considero tutti gli attivisti politici multiculturali dei mostri, dei mostri cattivi che vogliono sradicare il nostro popolo, il nostro gruppo etnico, la nostra cultura e il nostro Paese”, ha sentenziato. Dopo aver paragonato la propria situazione al dolore dei familiari delle vittime, dicendo di aver perso contatto con amici e parenti dopo il massacro, ha proseguito con una dettagliata ricostruzione della sparatoria di Utoya, dove ha ucciso 69 persone, soprattutto adolescenti che partecipavano al campo estivo dell’ala giovanile del Partito laburista. Si è quindi scusato con la famiglia del proprietario di un pub, ucciso nell’esplosione fuori da un palazzo del governo a Oslo, dicendo che non era la sua intenzione uccidere “civili”. Il procuratore Stein Holden ha chiesto al 33enne se voleva scusarsi anche con le famiglie delle altre vittime. “No – ha risposto Breivik – non voglio farlo. Utoya è un campo di indottrinamento politico”.
Parlando con calma Breivik ha spiegato di aver usato una pistola invece del fucile per uccidere se la distanza tra lui e la vittima era inferiore a 10 metri. Quando gli è stato chiesto perché aveva risparmiato un uomo, Breivik ha spiegato di averlo fatto a causa del suo aspetto “di destra”. “Quando l’ho guardato – ha riferito – ho visto me stesso. Penso che sia questo il motivo per cui non ho sparato a quest’uomo”.
Finora due esami psichiatrici hanno avuto esiti opposti circa la salute mentale del 33enne. Se sarà dichiarato sano, Breivik rischia fino a 21 anni in carcere o più se considerato un pericolo per la società. Se sarà condannato a cure psichiatriche, in teoria potrebbe essere rilasciato quando non sarà più giudicato psicotico e pericoloso. “So che rischio di finire in un manicomio – ha detto oggi – ma farò il possibile per evitarlo”.