Beirut (Libano), 13 apr. (LaPresse/AP) – Nel secondo giorno di cessate il fuoco in Siria si sono tenute le manifestazioni convocate dall’opposizione. L’esercito del presidente Bashar Assad è stato schierato in forze, in primis a Damasco, per impedire che le proteste fossero massicce, e se in alcune città non ci sono stati incidenti, altrove i soldati hanno ucciso alcuni dimostranti. Il piano di pace dell’inviato speciale di Onu e Lega araba Kofi Annan è entrato in vigore ieri mattina, dopo essere stato concordato con Damasco. Tra i suoi punti prevede la fine delle violenze, ma anche la ritirata di soldati e mezzi dalle città, punto che non è stato rispettato. Include anche l’invio di osservatori, cosa che sarà discussa questa sera dal Consiglio di sicurezza dell’Onu.
L’esercito ha aperto il fuoco con munizioni vere contro in diverse località, uccidendo almeno tre persone e ferendone 11. Lo hanno fatto sapere gli attivisti, aggiungendo che i soldati hanno usato anche gas lacrimogeni e picchiato altri dimostranti. Secondo un testimone, uno dei tre è stato ucciso ad Hama mentre con altre persone tentava di raggiungere piazza Assi, occupata per settimane dai manifestanti l’anno scorso. Gli altri due morti e i feriti sono stati registrati nella città meridionale di Nawa. I soldati hanno sparato loro addosso quando si sono radunati nella piazza centrale, ha detto un attivista, Adel al-Omari. Più alto il bilancio dei Comitato di coordinamento locali, secondo cui le persone uccise nel Paese oggi sono sette. A Damasco, le milizie armate Shabiha hanno circondato una moschea nel distretto di Qadam, picchiando le persone che stavano inscendando una protesta, hanno detto i Comitati. Anche ad Aleppo i soldati hanno sparato gas lacrimogeni contro i dimostranti che si radunavano fuori dalla Gran moschea, hanno aggiunto i Comitati. Circa 6mila persone, tra cui donne e bambini, hanno invece manifestato in una cittadina della provincia di Idlid senza che i soldati governativi sparassero o si verificassero incidenti. Lo ha riferito un attivista locale, Fadi al-Yassin, che non ha però voluto dire di quale località si trattasse per timore di rappresaglie. Ha aggiunto che i dimostranti si sono dispersi pacificamente al termine della protesta.