Islamabad (Pakistan), 7 apr. (LaPresse/AP) – I soldati pakistani sono impegnati per il secondo giorno nelle ricerche delle 135 persone sepolte da una valanga sul ghiacciaio himalayano Siachen, lungo il confine con l’India. A 24 ore dall’incidente, secondo l’esercito almeno 124 soldati e 11 contractor civili risultano dispersi sotto i 21 metri di neve caduti su un complesso militare. Secondo quanto riferito dagli ufficiali dell’esercito, i soccorritori non hanno ancora recuperato alcun corpo. Stanno ora inviando sul posto equipaggiamenti più pesanti per tentare di trovarli.
La valanga è caduta ieri mattina alle 5.45 su una base dell’esercito pakistano. Elicotteri, cani addestrati e truppe stanno partecipando alle ricerche. “Stiamo aspettando notizie e incrociamo le dita”, commenta il portavoce dell’esercito, il generale Athar Abbas, spiegando però che i militari sono stati sepolti da circa 21 metri di neve, il che rende particolarmente difficile attendersi buone notizie.
Il Siachen si trova sulla punta settentrionale del Kashmir, regione divisa e rivendicata sia dall’India sia dal Pakistan. Entrambi i Paesi hanno migliaia di soldati nell’area, alcuni dei quali schierati ad altitudini che raggiungono i 6.700 metri. Il ghiacciaio è noto come il campo di battaglia più alto del mondo in quanto sporadicamente tra i due eserciti scoppiano scontri. Nell’esprimere cordoglio, il primo ministro pakistano Yousuf Raza Gilani, ha dichiarato che l’incidente “in nessun modo indebolirà l’alto morale dei soldati e degli agenti”.
Il settore di Gayari, dove è avvenuto l’incidente (a circa 4.572 metri di altitudine) è la porta principale attraverso cui le truppe ricevono rifornimenti. Si trova in una valle tra due alte montagne, nei pressi di un ospedale militare. “Non riesco a comprendere come una valanga possa raggiungere quel luogo”, commenta un ufficiale rimasto anonimo che era di stanza sul posto nel 2003. Non è tuttavia la prima volta che i soldati muoiono nella zona a causa del maltempo.