Mosca (Russia), 29 mar. (LaPresse/AP) – Quattro ufficiali di polizia della città siberiana di Novokuznetsk sono stati accusati dalla principale agenzia investigativa russa per aver torturato a morte un detenuto. La Commissione investigativa ha inoltre presentato oggi nuove accuse contro un altro agente di Kazan, città sul fiume Volga, già in carcere per aver torturato a morte un uomo. Il 52enne Sergei Nazarov, residente a Kazan, è deceduto a inizio marzo per le ferite riportate in seguito a un attacco di poliziotti, che lo avevano arrestato per il furto di un cellulare. Gli agenti lo avrebbero sodomizzato con una bottiglia di champagne, provocandogli una frattura del retto, motivo per cui è poi deceduto in un ospedale locale due giorni dopo l’aggressione.
Il caso di Nazarov ha scatenato l’indignazione pubblica per la brutalità della polizia in Russia e diverse proteste di piazza organizzate a Kazan hanno attirato l’attenzione nazionale, che ha poi portato a un’indagine federale sulle modalità usate dagli agenti. Vittime di aggressioni dalle autorità e attivisti per i diritti umani sostengono che i poliziotti russi facciano spesso uso della tortura per estorcere false confessioni alle persone arrestate in modo arbitrario. Il presidente Dmitry Medvedev è stato criticato dagli attivisti perché le riforme da lui proposte non sono state in grado di fermare o contenere gli abusi attuati dalla polizia russa, da lungo tempo accusata di brutalità e corruzione.