Siria dice sì a piano di Annan, ma non si fermano le violenze

Beirut (Libano), 27 mar. (LaPresse/AP) – Uno spiraglio per la pace sembra aprirsi in Siria, anche se ancora oggi si registrano vittime in diverse aree. La notizia positiva viene dall’ok del governo di Damasco al piano stilato dall’inviato speciale delle Nazioni unite Kofi Annan per mettere fine al bagno di sangue che da oltre un anno devasta il Paese. L’ok, spiega Ahmad Fawzi, portavoce dello stesso Annan, è giunto attraverso una lettera. L’ex segretario generale dell’Onu, che ieri era stato a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e il presidente Dmitry Medvedev, è oggi a Pechino per un confronto con le autorità cinesi che, come già ieri Mosca, hanno garantito il pieno sostegno alla proposta. Il piano include il cessate il fuoco da parte delle forze siriane, uno stop di due ore al giorno ai combattimenti per evacuare le persone ferite e fornire aiuti umanitari, e colloqui con tutte le parti sulla situazione politica. Annan ha definito l’ok di Damasco come un passo positivo.

Oggi intanto, come riferisce l’agenzia di stampa Sana, il presidente Bashar Assad si è recato a Baba Amr, distretto di Homs, per ispezionare le condizioni dell’area. Il quartiere è stato vittima di un lungo assedio da parte dell’esercito che è riuscito a sconfiggere i combattenti ribelli. Le violenze comunque per ora non sembrano diminuire. Secondo quanto riferiscono infatti gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero almeno 16 le persone rimaste vittima delle operazioni dell’esercito oggi. Dieci decessi si sono registrati nella provincia nordoccidentale di Idlib, dove le forze di sicurezza stanno cercando di riprendere il controllo delle zone ancora in mano ai ribelli. Recentemente il governo ha ripreso la capitale della provincia, anch’essa chiamata Idlib, dopo che era stata per mesi sotto il controllo dei combattenti. Altre sei persone, aggiunge l’Osservatorio, sono state uccise a Zabadani e Douma, sobborghi di Damasco, nella città di Homs e nella regione orientale di Deir el-Zour.

La rivolta in Siria sta vivendo un’escalation verso la militarizzazione, con molti ribelli che stanno prendendo le armi per difendersi e attaccare. Secondo le stime delle Nazioni unite, sono oltre 8mila le persone uccise nel conflitto, che dura ormai da oltre un anno. Gli scontri sono all’ordine del giorno in diverse aree e, secondo quanto riferiscono fonti delle forze di sicurezza libanesi, nel primo pomeriggio sarebbero addirittura giunti oltre il confine. I combattimenti, riferiscono le fonti, sono iniziati nell’area di Mashareaa al-Qaa, ma alcuni colpi di arma da fuoco hanno raggiunto il territorio del Libano. Tuttavia, nessun soldato sembra abbia passato la frontiera.