collaboreremo per democrazia
Beirut (Libano), 26 mar. (LaPresse/AP) – Se il presidente siriano Bashar Assad sarà cacciato dal potere, il movimento dei Fratelli musulmani, considerato illegale nel Paese, lavorerà per uno Stato democratico “moderno”. Lo ha annunciato lo stesso gruppo, una delle più grandi organizzazioni che rappresentano la maggioranza sunnita in Siria, dominante anche nel movimento di opposizione. I Fratelli hanno organizzato ieri una conferenza in Turchia, dichiarando appunto che, se Assad sarà rimosso dal potere, il gruppo non cercherà di dominare la scena politica e collaborerà con gli altri movimenti per creare uno Stato democratico. L’annuncio appare un’apertura e una rassicurazione per le minoranze in Siria, soprattutto gli alawiti, gruppo a cui appartiene la famiglia Assad, e i cristiani, i quali temono che la salita al potere dei sunniti porti a un governo di estremisti islamici.
Il regime accusa i Fratelli musulmani di cercare di controllare la Siria da soli oltre a voler essere gli unici a governare il Paese in futuro”, ha detto durante la conferenza Ali Bayanouni, importante membro del movimento. “Oggi – ha proseguito – siamo qui per rassicurare tutti sulla nostra intenzione di collaborare con altri partner dell’opposizione siriana per costruire una nuova Siria che sia libera e democratica. Non cercheremo di essere l’unico partito al potere nel Paese”.
Il comunicato emesso dopo l’incontro in Turchia elenca un programma in dieci punti che i Fratelli vorrebbero rispettare in futuro in Siria. Questi comprendono l’istituzione di uno Stato moderno basato su una Costituzione che rappresenti la volontà dei siriani e garantisca una rappresentanza a tutti i gruppi etnici e religiosi del Paese, uguaglianza tra i cittadini e rispetto dei diritti umani e della legge. I Fratelli musulmani sono uno dei gruppi di opposizione più influenti in Siria, soggetti a una repressione sotto il padre e predecessore di Assad, Hafez, che nel 1982 ordinò all’esercito di sedare una ribellione del movimento ad Hama. Le truppe del regime chiusero la città e lanciarono un assalto in cui persero la vita tra le 10mila e le 25mila persone. Dalla strage di Hama, i Fratelli non hanno più una presenza ufficiale in Siria, dove l’appartenenza al gruppo è punibile con la pena di morte.