Il Cairo (Egitto), 24 mar. (LaPresse/AP) – Un ragazzino è morto ieri sera a Port Said, in Egitto, negli scontri scoppiati fra esercito e polizia e migliaia di tifosi, che protestavano contro la sospensione della squadra di calcio Al Masry. A seguito delle violenze avvenute nello stadio di Port Said lo scorso primo febbraio, infatti, la Federcalcio egiziana ha annunciato ieri la sospensione dell’Al-Masry per due stagioni fino al 2013 e ha deciso la chiusura dello stadio per tre anni. Secondo una fonte medica, il ragazzino è morto per un colpo di pistola che lo ha raggiunto alla schiena. Testimoni riferiscono che gli agenti hanno usato gas lacrimogeni e hanno sparato in aria per disperdere i manifestanti. I feriti sono 25, perlopiù con difficoltà respiratorie a causa dei lacrimogeni.
Il primo febbraio le violenze scoppiarono allo stadio di Port Said al termine della partita di calcio di campionato fra l’Al-Masry e la Al-Ahly e 74 persone rimasero uccise. Si trattò del peggiore episodio degli ultimi 15 anni di violenza legata al calcio nel mondo. La vittoria dall’Al-Masry contro la più quotata Al-Ahly per 3-1 provocò un’invasione di campo dei tifosi vincitori, che inseguirono gli avversari. Il giorno dopo sorsero subito polemiche e il dito fu puntato contro la polizia che avrebbe dovuto occuparsi della sicurezza nello stadio. Lo scorso 15 marzo la procura ha incriminato per le violenze 75 persone, fra cui nove agenti di polizia accusati di aver assistito agli scontri dagli spalti senza intervenire. La maggior parte delle persone rimaste uccise negli scontri del primo febbraio erano membri dell’Ultras Ahlawy, gruppo di tifosi politicizzato e noto per la sua rivalità con la polizia, il che ha alimentato l’ipotesi che gli agenti abbiano chiuso un occhio davanti alle violenze. Gli Ultras, infatti, hanno giocato un ruolo chiave nella rivolta contro Hosni Mubarak e i fan dell’Al-Ahly hanno sempre criticato gli agenti per essere scomparsi dalle strade durante i 18 giorni di proteste che portarono alla caduta dell’ex presidente egiziano.
Gli scontri, cominciati ieri sera, sono andati avanti fino alle prime ore di stamattina. I dimostranti hanno dato alle fiamme alcuni pneumatici e hanno bloccato le strade più importanti della città. I tifosi protestavano, oltre che per la sospensione del club e la chiusura dello stadio per tre anni, anche per quella che descrivono come una campagna dei media contro l’Al-Masry. Innanzitutto contestano il fatto che la maggior parte dei 75 incriminati per gli scontri siano tifosi della loro squadra, mentre a loro parere molti responsabili erano stati portati dall’esterno dello stadio; ad aggravare la situazione, poche ore prima dello scoppio della protesta un noto presentatore sportivo ed ex portiere di calcio ha affermato che le misure adottate dalla Federcalcio non sono sufficienti.