Bamako (Mali), 23 mar. (LaPresse/AP) – A poco più di un giorno dal colpo di Stato che ha destituito Amadou Toumani Toure, i lealisti del presidente del Mali sembra si stiano preparando a un controattacco. In serata, dopo aver oscurato il segnale della televisione di Stato per circa un’ora, una decina di golpisti si è presentato davanti alle telecamere e ha letto un comunicato per negare la morte del leader che ha guidato l’azione e smentire che il controllo dell’emittente sia stato ripreso dai lealisti. Ma la scena fuori dall’edificio, nella capitale Bamako, sembra indicare una situazione tutt’altro che tranquilla. Si sentono sporadici colpi di arma da fuoco e un grande numero di soldati si è avvicinato all’esterno della struttura, come conferma la giornalista freelance Katarina Hoije, che si trova al Laico Hotel, proprio di fronte all’emittente. L’ipotesi è che le truppe fedeli a Toure, in particolare quelle del 33esimo Reggimento paracadutisti di fanteria, possano tentare un’azione per riprendere il potere. Il residente Mohamed Traore, che vive a meno di 300 metri dalle televisione, riferisce che i soldati golpisti hanno eretto barricate probabilmente per timore di un attacco.
Dopo il golpe pronta è stata la reazione della comunità internazionale. Dopo le critiche e lo sconcerto espresso ieri, l’Unione africana oggi ha deciso la sospensione temporanea del Mali e l’invio di una missione per valutare la situazione. Ancora incerte invece le sorti di Toure che tuttavia, secondo il presidente della Commissione dell’Ua, Jean Ping, “è al sicuro, di certo in Mali, non così lontano da Bamako”. Secondo Ping, il Mali sta attraversando “una crisi molto seria” e il golpe è stato una grande sconfitta per il Paese e per tutti gli sforzi per la democrazia in Africa.
Intanto però, non si ferma l’offensiva dei ribelli tuareg nel nord. La cattiva gestione da parte del governo dell’insurrezione iniziata a gennaio è stata indicata dai militari golpisti proprio come principale motivazione del colpo di Stato. Come conferma il colonnello Dilal ag Alsherif, intervistato via telefono satellitare da Associated Press, gli insorti stanno avanzando verso Kidal, roccaforte del governo nel nord, dopo che decine di soldati dell’esercito hanno abbandonato la propria posizione in seguito al golpe. Durante il colloquio, Ag Alsherif ha detto di parlare da un luogo “molto vicino a Kidal. “Potete dire – ha aggiunto – che l’ho quasi raggiunta”.
Gli uomini del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad, conferma il colonnello, hanno preso ieri il controllo di Anefis, a sud della stessa Kidal, senza dover combattere. Molti soldati dell’esercito si sono infatti ritirati e sono scomparsi nel deserto. A Gao, poco più a sud, la popolazione ha emesso un “codice rosso”, in seguito alla notizia secondo cui i ribelli potrebbero attaccare la città già nel fine settimana. A Timbuktu, invece, un membro delle milizie cittadine spiega che i ribelli li hanno contattati per comunicare la volontà di prendere il controllo della città. La milizia conferma però che non lascerà la zona.