Pechino (Cina), 6 mar. (LaPresse/AP) – Un ragazzo tibetano di 18 anni è morto dopo essersi dato fuoco nella provincia del Sichuan per protestare contro le politiche del governo di Pechino in Tibet. Lo ha riferito la Radio Free Asia con sede a Washington, identificando il 18enne soltanto con il nome Dorje. Il giovane si è dato fuoco ieri vicino all’ufficio del governo locale a Jia, nella prefettura di Aba. Prima di compiere il gesto estremo il ragazzo ha gridato “slogan contro le politiche cinesi in Tibet”, ha riferito alla radio Kanyag Tsering, un monaco tibetano che vive in esilio in India. Dorje è morto sul colpo. Un funzionario dell’ufficio di propaganda del Partito comunista di Aba ha detto di non avere informazioni sull’incidente. La morte di Dorje è stata confermata dall’organizzazione International Campaign for Tibet di Washington.
È il terzo tibetano a essersi dato fuoco negli ultimi tre giorni. Sempre Radio Free Asia aveva riferito che una studentessa di 20 anni si era data fuoco ed è morta sabato nella provincia del Gansu, mentre una donna 32enne, madre di quattro figli, è morta domenica ad Aba. Oltre 24 tibetani, tra cui alcuni adolescenti, si sono dati fuoco in Cina negli ultimi 12 mesi per protestare contro le politiche di Pechino nella loro terra d’origine e per chiedere il ritorno del Dalai Lama nel Paese. Molte zone del Tibet sono inaccessibili per giornalisti stranieri ed è spesso difficile verificare le notizie con fonti indipendenti. La settimana scorsa un giornalista di Associated Press è riuscito a visitare la città di Aba, dove ha visto soldati con elmetti, fucili, bastoni e scudi marciare nelle principali strade. Le autorità stanno facendo controlli a caso nei dormitori delle scuole in cerca di libri che diffondono idee contrarie alla linea ufficiale del Partito comunista.
Intanto ieri il governo tibetano in esilio a Dharmsala, in India, ha fatto sapere in un comunicato che Rigzin Dorjee, il 19enne monaco di Kirti che si era dato fuoco a febbraio, è morto in ospedale a causa delle ferite riportate. Un altro monaco, il 18enne Lobsang Kunchok che aveva compiuto un simile gesto a settembre scorso, sarebbe stato invece insultato e picchiato dal personale dell’ospedale in cui è ricoverato. Al ragazzo sono state amputate le braccia e le gambe e viene nutrito tramite un tubo. “Chiediamo al governo cinese che le persone rimaste ferite dopo essersi date il fuoco ricevano cure mediche adeguate”, si legge nel comunicato del governo tibetano. “Siamo molto preoccupati – prosegue la nota – per le notizie di simili trattamenti crudeli riservati a esseri umani”.