Beirut (Libano), 21 feb. (LaPresse/AP) – Il bilancio delle vittime della repressione del dissenso oggi in Siria è di 50 morti, 30 dei quali nella città di Homs, roccaforte del dissenso duramente attaccata di recente dalle truppe fedeli al presidente Bashar Assad. Il bilancio è stato fornito dagli attivisti dei Comitati di coordinamento locali.
Intanto, il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) ha chiesto un cessate il fuoco di due ore al giorno nel Paese, per consegnare gli aiuti ed evacuare malati e feriti, avviando trattative con il regime di Damasco e con l’opposizione. Lo ha fatto sapere il presidente dell’organizzazione, Jakob Kellenberger, precisando che la situazione “richiede una decisione immediata per attuare una pausa umanitaria nei combattimenti”. Ha aggiunto che nella città di Homs e in altre zone “intere famiglie sono state bloccate per giorni all’interno delle proprie case, senza poter uscire per procurarsi pane, cibo o acqua, o per ottenere cure mediche”. “Dovrebbe durare – ha proseguito Kellenberger – almeno due ore al giorno, per permettere allo staff della Cicr e della Mezzaluna rossa di consegnare aiuti e sfollare malati e feriti”.
Un gruppo di esperti delle Nazioni unite per i diritti umani ha lanciato un appello alle autorità siriane per il rilascio di almeno 16 attivisti arrestati la settimana scorsa. I quattro membri dell’Onu riferiscono in particolare che le persone portate in carcere, tra cui c’è il noto attivista Mazen Darwish, rischiano di essere sottoposte a torture in prigione. L’investigatore dell’Onu per la libertà di parola, Frank La Rue, spiega che tra gli oppositori del regime arrestati lo scorso 16 febbraio durante un raid al centro siriano per media e libertà di espressione di Damasco, ci sono anche blogger e giornalisti. Attivisti siriani avevano già riferito che il gruppo comprendeva la blogger Razan Ghazzawi, con doppia nazionalità statunitense e siriana, che è stata però rilasciata domenica insieme ad altre cinque donne. L’appello è stato firmato anche dall’investigatore dell’Onu per le torture, Juan Mendez, dall’esperto per la difesa dei diritti umani, Margaret Sekaggya, e dal direttore della commissione che combatte le detenzioni arbitrarie, El Hadji Malick Sow.