Bangkok (Thailandia), 15 feb. (LaPresse/AP) – Anche se il target delle bombe non è ancora definito, “possiamo dedurre da altre esperienze che noi (israeliani, ndr) eravamo l’obiettivo”. Lo ha detto l’ambasciatore israeliano in Thailandia Itzhak Shoham, in merito alle esplosioni avvenute ieri a Bangkok. “Gli ordigni sono simili a quelli usati a Nuova Delhi e a Tbilisi. Da questo possiamo dedurre che si tratta della stessa rete di terrore”, ha aggiunto l’ambasciatore. Israele accusa l’Iran di condurre una campagna terroristica segreta. Secondo il diplomatico, l’arresto di due iraniani dopo le esplosioni “non lascia spazio per desumere chi ci fosse dietro”.
Dopo la prima esplosione, avvenuta sembra incidentalmente in una casa di Bangkok, tre uomini iraniani che si trovavano all’interno sono scappati e nella fuga hanno provocato almeno altre due esplosioni. Uno dei tre, Saeid Moradi, gravemente ferito da una delle granate lanciate, è stato subito fermato. Un secondo uomo, Mohummad Hazaei, è stato arrestato da agenti del dipartimento immigrazione all’aeroporto internazionale di Bangkok, mentre tentava di uscire dal Paese. Il terzo, ha fatto sapere questa mattina la polizia, è riuscito a imbarcarsi su un volo diretto a Kuala Lumpur, in Malesia, ed è quindi fuggito.
Nel pomeriggio di ieri, la polizia ha rinvenuto nella casa dove i tre vivevano altri due ordigni inesplosi. Le bombe sono state disinnescate e, come spiega la polizia, avrebbero potuto essere attaccate a veicoli e utilizzate per colpire singoli individui, ma non per attaccare grandi folle o edifici. La polizia thailandese sta cercando di capire se effettivamente le bombe esplose di ieri possano avere legami con quelle fatte detonare in India e Georgia contro obiettivi diplomatici israeliani, che non hanno comunque provocato vittime. Tra gli ordigni, spiega il capo del Consiglio nazionale di sicurezza thailandese Wichean Potephosreedi, “non abbiano trovato alcun legame, ma stiamo ancora indagando. Riconosciamo che si trattava di componenti magnetici, volti a colpire individui, ma l’origine degli ordigni deve ancora essere definita”.