Il Cairo (Egitto), 28 gen. (LaPresse/AP) – Youssef Ahmed, ambasciatore siriano in Egitto, accusa gli attivisti dell’opposizione, sostenuti dalle nazioni del Golfo arabo, per l’assalto di ieri all’ambasciata di Damasco al Cairo. “Il gruppo che ha attaccato l’ambasciata venerdì notte – si legge nella nota del diplomatico – è composto da sabotatori che appartengono al Consiglio nazionale siriano, che riceve finanziamenti da Stati del Golfo noti per i loro attacchi alla Siria”.
Nel pomeriggio di ieri, un gruppo di persone ha abbattuto i cancelli dell’ambasciata e sottratto documenti all’interno dell’edificio. Le autorità egiziane, aggiunge Ahmed, “non sono state in grado” di proteggere la struttura. Dall’inizio delle proteste contro il governo di Bashar Assad, al Cairo hanno trovato rifugio molti attivisti siriani. I Paesi del Golfo sono stati tra i più forti critici delle repressioni del regime di Damasco contro l’opposizione.
Un membro del Consiglio nazionale siriano, Walid el-Bonni, respinge però le accuse come “completamente false”. “Queste – ha detto – sono solo persone arrabbiate per quello che sta avvenendo in Siria, specialmente negli ultimi due giorni, per l’uccisione di donne e bambini”. L’azione, spiega l’oppositore, “è stata condotta da un gruppo di persone non legato al Consiglio nazionale siriano”. Secondo quanto riferisce il vice capo di un gruppo chiamato I coordinatori della rivoluzione siriana in Egitto, Momen Koafatiya, l’attacco non è stato pianificato, ma è stato il risultato di una protesta di giovani. “La situazione – commenta – non avrebbe raggiunto questo punto se l’Egitto avesse cacciato l’ambasciatore siriano e avesse richiamato il suo a Damasco come hanno fatto altre nazioni della Lega araba”.
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