Gerusalemme, 12 gen. (LaPresse/AP) – La Corte suprema di Israele ha respinto le obiezioni alla legge che rende estremamente difficile per i palestinesi ottenere la cittadinanza israeliana e ricevere un permesso per vivere con i loro coniugi israeliani nel territorio dello Stato ebraico. Sei giudici hanno votato per mantenere la normativa in vigore, mentre cinque erano contrari. La legge, approvata dal Parlamento israeliano nel 2003, limita drasticamente la possibilità per i palestinesi di ottenere la cittadinanza israeliana tramite il matrimonio con un cittadino dello Stato ebraico. Nel 2007 gruppi per i diritti civili e organizzazioni arabe presentarono un appello alla normativa.
Secondo la Corte, i palestinesi che diventano cittadini israeliani tramite matrimonio sono una minaccia per la sicurezza dello Stato. “Rispettare i diritti umani non vuol dire accettare un suicidio nazionale”, ha scritto nella motivazione della sentenza il giudice Asher Grunis. Circa il 20% dei cittadini di Israele sono arabi con legami agli abitanti della Striscia di Gaza e Cisgiordania. Tra il 1994 e il 2002 circa 135mila palestinesi ottennero la cittadinanza israeliana tramite matrimonio. Prima del 1994 furono registrati soltanto alcune centianaia di simili casi.
In base alla legge in vigore dal 2003, la cittadinanza israeliana può essere concessa a un palestinese soltanto in alcuni casi, per esempio per uomini con più di 35 anni d’età e donne al di sopra dei 25 anni. L’anno scorso solo 33 delle 3mila domande presentate sono state approvate, ha detto l’avvocato Sawsan Zaher, che aveva presentato un appello alla legge al nome del gruppo per i diritti civili Adalah Arab.