Tripoli (Libia), 3 gen. (LaPresse/AP) – Cinque persone sono morte negli scontri armati fra due gruppi di ex ribelli libici che si sono verificati oggi nel centro di Tripoli. Lo riferisce il colonnello Walid Shouaib, membro del Consiglio militare di Tripoli. A fronteggiarsi sono stati gli ex ribelli di Tripoli e un gruppo di combattenti di Misurata, che hanno usato mitragliatrici, lanciarazzi portatili e armi antiaeree. Le vittime sono tre combattenti di Misurata e due di Tripoli. Secondo la fonte, gli scontri sarebbero scoppiati quando un gruppo di combattenti di Misurata ha provato a liberare un compagno arrestato dagli ex ribelli di Tripoli il 31 dicembre perché sospettato di rapina.
Le tensioni fra le due milizie erano cominciate già la notte dell’arresto, quando un gruppo di combattenti di Misurata aveva provato invano a liberare l’uomo. A quel punto i membri del gruppo erano stati arrestati, ma un comandante di Misurata era riuscito a mediare il rilascio di tutti tranne che dell’uomo arrestato per rapina. Oggi un altro gruppo di combattenti di Misurata ha fatto un secondo tentativo di liberare l’uomo, aprendo il fuoco su un edificio nel cuore della capitale libica usato dal Consiglio militare di Tripoli. Al termine degli scontri, durati alcune ore, i morti erano cinque. Testimoni riferiscono che la milizia di Tripoli ha arrestato sei uomini di Misurata, li ha portati all’interno dell’edificio e li ha picchiati.
Dalla fine della guerra civile di otto mesi che ha portato a ottobre al crollo del regime di Muammar Gheddafi diversi gruppi di combattenti si sono scontrati ripetutamente. Lo sbandamento di tali gruppi armati, che sono divisi a seconda della regione in cui operano, costituisce una sfida per le nuove autorità libiche. L’assenza di un’amministrazione centrale che gestisca la sicurezza e il mancato controllo sulla proprietà delle armi hanno dato infatti alle milizie mano libera nelle zone sotto il loro controllo.
Il governo di Tripoli si è immediatamente apprestato a sminuire l’entità dell’episodio. Il ministero dell’Interno ha il pieno controllo della situazione in Libia, ha detto il portavoce Ashur Shami, che ha attribuito la responsabilità degli scontri a “sabotatori” e ha difeso invece i rivoluzionari. “Queste schermaglie hanno luogo per via dell’ostilità di singole persone, ma non hanno nulla a che fare con la rivoluzione o con i rivoluzionari”, ha affermato Shamis. Ci sono tuttavia anche posizioni diverse. Un membro del Consiglio militare di Misurata per esempio, Mohammed al-Gressa, teme che possa aprirsi una nuova guerra civile. “Non sono ottimista perché è stato versato del sangue, sento che questa somiglia a una guerra civile”, ha detto ad Associated Press.