Istanbul (Turchia), 30 dic. (LaPresse/AP) – Migliaia di persone si sono radunate per partecipare ai funerali delle 35 persone uccise nei raid dell’esercito turco nel sudest del Paese, al confine con l’Iraq. Inizialmente le forze armate avevano detto che l’obiettivo dell’attacco erano ribelli curdi, ma poi le autorità di Ankara hanno ammesso che si è trattato di contrabbandieri di sigarette. La tv turca ha trasmesso immagini di persone che si stanno radunando in diversi villaggi nel sudest. Attivisti curdi hanno indetto per oggi manifestazioni per protestare contro la morte dei civili. Il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu ha detto che è in corso un’indagine sull’accaduto.
L’agenzia di stampa Dogan ha diffuso un filmato in cui si vede un gruppo di persone che scavavano fosse su una collina nei pressi del villaggio di Gulyazi, da dove provenivano alcuni dei civili uccisi. L’agenzia pro-curda Firat ha riferito che alcune bare erano avvolte in bandiere rosso-giallo-verdi, colori associati all’identità curda e al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Secondo Firat, familiari delle vittime hanno chiesto al gruppo ribelle di vendicarsi e hanno chiamato il primo ministro Recep Tayyip Erdogan un “assassino”.
Tutte le vittime dei raid avevano meno di 30 anni, ha fatto sapere il portavoce del partito Akp al governo, e alcuni erano figli dei cosiddetti guardiani dei villaggi, che aiutano le autorità nella lotta contro ribelli curdi. Civili sono spesso diventati vittime del conflitto tra il governo e il Pkk, iniziato nel 1984. Questo, però, è uno dei bilanci più gravi mai registrati in una singola giornata e l’incidente è destinato a peggiorare ulteriormente le relazioni tra Ankara e i curdi, da tempo discriminati. Una campagna di riconciliazione lanciata dalle autorità per garantire maggiori diritti alla minoranza è rimasta bloccata dopo la ripresa di violenze quest’anno. “Rispetteremo tutte le condizioni di uno Stato di diritto”, ha affermato Davutoglu. “Nessuno – ha aggiunto – può dire che questo attacco sia stato intenzionale. È stato un triste evento che non dovrebbe essere sfruttato politicamente. Indagheremo sull’incidente e faremo tutto quello che sarà necessario”.
Intanto l’esercito turco ha diffuso tramite l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu un comunicato sull’accaduto. “Auguriamo misericordia e grazia di Dio a tutti coloro che hanno perso la vita nell’incidente al confine il 28 dicembre del 2011 e porgiamo le nostre condoglianze ai loro familiari e amici”, si legge nella nota. Le forze armate non si sono scusate per gli attacchi, ma si tratta comunque di un’iniziativa insolita, visto che l’esercito di Ankara, la cui forte influenza politica è diminuita negli ultimi anni, non commenta mai le proprie operazioni.