Beirut (Libano), 27 dic. (LaPresse/AP) – Il team di osservatori della Lega araba arrivato ieri in Siria è giunto oggi a Homs, dove ha incontrato il governatore della provincia Ghassan Abdul-Aal. La squadra, guidata dal generale sudanese Mohamed Ahmed Mustafa al-Dabi, e composta da almeno 12 inviati, si è poi diretta ai distretti di Baba Amr e Inshaat, vittima venerdì della repressione più pesante da parte del governo. Intanto, la popolazione è scesa in piazza, per dimostrare la propria indignazione e “rivelare i crimini commessi dal regime”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, alla manifestazione hanno partecipato 70mila persone. Secondo quanto rivela un ufficiale della Lega araba, tre osservatori passeranno la notte a Homs, mentre gli altri membri della squadra torneranno a Damasco. Per ragioni di sicurezza non sono però stati diffusi dettagli sulla localizzazione esatta degli inviati né sui loro programmi.
In concomitanza con l’arrivo della squadra della Lega araba, i bombardamenti su Homs si sono fermati e alcuni veicoli armati si sono ritirati dalla città. Altri, invece, riferiscono gli attivisti, sono stati trasferiti in diverse strutture dell’esercito “da cui possono essere nuovamente dispiegati nel giro di cinque minuti”. Homs, città di 800mila abitanti a circa 160 chilometri a nord della capitale Damasco, è stata fin dall’inizio delle rivolte l’epicentro delle proteste contro il governo di Bashar Assad. Molti siriani la definiscono “capitale della rivoluzione”.
Le violenze nel Paese però non si fermano. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani, almeno sette persone sarebbero state uccise in giornata dalle forze di sicurezza in altre parti del Paese: due a Douma, sobborgo di Damasco, due nella provincia meridionale di Daraa, una nella provincia nordoccidentale di Idlib, e due nella città di Qusair, vicino al confine con il Libano. Secondo i Comitati di coordinamento locali, le vittime sarebbero addirittura 30, di cui sei a Homs.
Il piano della Lega araba accettato la settimana scorsa da Assad prevede che il governo rimuova le truppe e i carri armati dalle città, inizi colloqui con l’opposizione e garantisca a rappresentanti di gruppi per i diritti umani e giornalisti l’accesso al Paese. Intanto, questa mattina prima dell’alba, una bomba è esplosa presso il gasdotto che trasporta gas dai giacimenti a est di Homs fino a una stazione energetica nella provincia centrale di Hama. Si tratta del terzo attacco simile nel giro di un mese.