Cuba: Indulto per 2.900 detenuti

L’Avana (Cuba), 24 dic. (LaPresse/AP) – Il Consiglio di Stato di Cuba ha concesso l’indulto a 2.900 detenuti, tra cui condannati per crimini politici. Lo ha annunciato, durante un discorso ai deputati, il presidente cubano Raul Castro, spiegando che tra i motivi dell’indulto c’è la futura visita del Papa Benedetto XVI nel Paese, prevista per marzo. Castro ha infatti detto che il gesto umanitario dell’indulto mostra la forza di Cuba. Ha aggiunto che tra quanti saranno liberati ci sono anche 86 prigionieri provenienti da 25 nazioni e che i loro nomi saranno segnalati a breve ai Paesi d’origine. Inoltre, ha specificato che nella lista ci sono detenuti che hanno più di 60 anni, malati, molte donne e giovani con pochi crimini alle spalle. I condannati per reati come omicidi, spionaggio o traffico di droga non saranno rilasciati, ha detto. “Alcuni dei condannati per crimini contro la sicurezza di Stato saranno liberati. Tutti questi hanno scontato gran parte della loro condanna e dimostrato buon comportamento”, spiega inoltre l’agenzia stampa locale Prensa Latina, citando un comunicato del governo.

Il vice ministro degli Esteri di Cuba, Josefina Vidal, ha dichiarato ad Associated Press che tra i detenuti che saranno liberati non c’è l’americano Alan Gross. Cittadino statunitense di 62 anni, sta scontando 15 anni di detenzione per crimini contro lo Stato. È stato arrestato nell’isola nel 2009 e condannato a marzo 2011, lavorava come contractor per il dipartimento di Stato Usa. Gli Stati Uniti ne chiedono da tempo il rilascio, il suo caso ha ulteriormente danneggiato le relazioni tra Washington e L’Avana.

Nel corso del dibattito, Castro ha anche detto che non è il momento di realizzare la riforma sulle leggi migratorie, sulle restrizioni ai cubani nei loro viaggi da e per l’estero, molto attesa dai cubani. Ha detto che spera di realizzare la riforme, ma di non sapere quando sarà possibile. “Alcuni hanno fatto pressioni perché facciamo questo passo, come se stessimo parlando di qualcosa di poco significativo e non del destino della rivoluzione”, ha detto, aggiungendo che queste richieste di mettere fine alle restrizioni “dimenticano le circostanze eccezionali in cui Cuba vive, circondata da politiche ostili, come quelle del governo americano”. Ha anche criticato il presidente Barack Obama, dicendo che è l’undicesimo presidente americano dalla rivoluzione cubana del 1959, condotta dal fratello Fidel, e sembra “non capire” i sacrifici che Cuba ha fatto combattendo per sovranità e indipendenza.