Frontiera Khabari (Kuwait), 18 dic. (LaPresse/AP) – Alle 7.30 ora locale, le 5.30 in Italia, l’ultimo gruppo di soldati statunitensi ha lasciato l’Iraq dopo quasi nove anni di guerra. Le poche migliaia di truppe che ancora si trovavano nel Paese sono partite durante la notte dalle due basi ancora attive, orario ritenuto più sicura. L’esercito americano secondo i programmi doveva lasciare il Paese entro la fine del 2011, ma gli ufficiali hanno deciso di anticipare i tempi e i voli sono programmati in modo che almeno una parte dei militari possa unirsi alle famiglie per le vacanze di Natale.
La missione è costata la vita a quasi 4.500 americani e a oltre 100mila iracheni. Washington ha speso 800 miliardi di dollari per finanziare le operazioni. Giovedì erano in Iraq meno di 4mila soldati, distribuiti appunto in due basi. Nel 2007 il presidente George W. Bush aveva ordinato il dispiegamento di 170mila militari e le basi al tempo erano circa 500. Il capitano Mark Askew, 28 anni, uno degli ultimi soldati a lasciare il Paese, ha detto che sarà il futuro atteggiamento dell’Iraq a stabilire se ne sia valsa o meno la pena: “Dipende da quello che l’Iraq farà adesso. Non mi aspetto che si trasformi nella notte in uno Stato come la Corea del Sud o il Giappone”. Appena l’ultimo convoglio di Mrap, veicoli corazzati da trasporto, ha attraversato la frontiera, i soldati già oltre il confine si sono abbracciati, hanno urlato per la gioia e scattato foto.
Giovedì il segretario della Difesa Leon Panetta aveva ufficialmente dichiarato la fine della guerra durante la cerimonia dell’ammainabandiera all’aeroporto di Baghdad. Le truppe statunitensi avevano abbassato la bandiera a stelle e strisce, avvolta poi in un tessuto mimetico come prevede la tradizione dell’esercito. “Potete essere sicuri che il vostro sacrificio ha davvero aiutato il popolo iracheno a lasciarsi alle spalle la tirannia”, aveva dichiarato Panetta rivolgendosi direttamente ai veterani del conflitto.
Il giorno prima il presidente Barack Obama si era recato a Forte Bragg, struttura militare in North Carolina, per celebrare la fine della guerra e onorare le truppe che hanno combattuto e perso la vita. “E’ un risultato straordinario… Si chiude uno dei più straordinari capitoli della storia dell’esercito americano”, aveva detto il presidente nel ringraziare le truppe. “L’Iraq non è un posto perfetto”, aveva aggiunto, ma “ci stiamo lasciando alle spalle uno Stato sovrano, stabile e autosufficiente, con un governo rappresentativo che è stato eletto dal suo popolo”. Nell’occasione non aveva fatto il minimo riferimento alla sua notoria opposizione alla guerra.