Tripoli (Libia), 3 nov. (LaPresse/AP) – Decine di familiari di lealisti di Muammar Gheddafi incarcerati hanno protestato davanti a una prigione di Tripoli contro i presunti maltrattamenti di detenuti da parte delle forze rivoluzionarie. Il ministro dell’Informazione libico, Mahmoud Shammam, ha spiegato che la maggior parte delle carceri è ancora controllata da gruppi semi-autonomi di combattenti e non dal governo ad interim. “Abbiamo molti problemi nelle prigioni”, ha ammesso il ministro. Shammam ha detto che le accuse rivolte alle autorità sottolineano la necessità di accelerare il periodo di transizione nel Paese dopo la caduta del regime di Gheddafi. “Il tempo sta passando e dobbiamo agire più in fretta”, ha affermato, aggiungendo che si tratta di una sua opinione personale.
I familiari dei detenuti che hanno protestato oggi nel sobborgo di Tajoura hanno chiesto che i prigionieri vengano liberati per la festa musulmana di Id al-adha, che inizia questo weekend. Secondo una lista appesa all’ingresso, nel carcere sono detenute circa mille persone. Il 53enne Salah Shambo è venuto a trovare due cugini, un ex membro delle forze di sicurezza e un dipendente di ospedale. Uno di loro era rimasto chiuso per un mese in un piccolo bagno, ammanettato e legato a una parete. Durante gli interrogatori, ha raccontato Shambo, gli hanno messo più volte la testa nel water. Altri detenuti sono stati picchiati e torturati, soprattutto quando le guardie si ubriacavano. Le condizioni, hanno spiegato i familiari dei prigionieri, sono leggermente migliorate da quando una settimana fa è arrivato un nuovo gruppo di guardie.