Prete italiano ucciso nelle Filippine

Cotabato (Filippine), 17 ott. (LaPresse) – Il prete italiano Fausto Tentorio è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco sull’isola di Mindanao, nelle Filippine. Vi si trovava in missione dal 1978. Secondo il vescovo Romulo dela Cruz, il sacerdote è stato colpito al petto, alla testa e al fianco mentre nella sua parrocchia ad Arakan, nella provincia di North Cotabato, intorno alle 8,45 (le 2.45 in Italia) si accingeva a partire con la propria auto per Kidapawan City, dove avrebbe dovuto incontrare altri religiosi. Lo ha riferito Mindanews, giornale online dell’isola di Mindanao. È stato portato in ospedale, dove circa mezz’ora dopo l’attacco è stato dichiarato morto. L’ispettore capo della polizia Benjamin Rioflorido ha fornito la ricostruzione dei fatti, spiegando che un testimone ha visto l’assassino fuggire dalla scena su una motocicletta guidata da un complice. Rioflorido ha aggiunto che i sospetti non sono ancora stati identificati e che i motivi del gesto per ora non sono chiari.

Padre Tentorio conosceva a fondo il dialetto locale e aveva buoni rapporti con la popolazione, secondo quanto ha raccontato la polizia. Il prete lavorava infatti sull’isola di Mindanao dal 1978 e nel 1985 era stato assegnato alla città di Arakan, dove era stato nominato parroco. È il terzo sacerdote del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) a essere ucciso sull’isola, il secondo nella diocesi di Kidapawan. Il 15 aprile 1985 un gruppo paramilitare uccise Tullio Favali, mentre il 20 marzo 1992 due uomini su una motocicletta spararono a Zamboanga City a Salvador Carzedda, mentre si trovava al volante della sua auto. Il 6 ottobre 2003 padre Tentorio è sopravvissuto a un attentato, grazie alla protezione dei fedeli. Lo ha raccontato lo stesso sacerdote sul sito web del Pime, spiegando che durante un viaggio fu avvertito che uomini armati lo attendevano in un agguato su una strada che avrebbe percorso. Cambiò il proprio programma di viaggio, ma gli assalitori lo cercarono nella missione in cui si era rifugiato. Solo grazie ai fedeli, che negarono si trovasse sul posto, l’omicidio non fu portato a termine.