Beirut (Libano), 2 ott. (LaPresse/AP) – Le autorità siriane hanno annunciato di aver ristabilito l’ordine nella città di Rastan. La conferma arriva dall’attivista Rami Abdul-Rahman, secondo cui l’esercito fedele al regime ha ripreso il controllo di gran parte della città ieri, dopo aver sconfitto non bande di terroristi, come sostiene Damasco, ma unità delle forze militari che hanno disertato a favore degli oppositori del presidente presidente Bashar Assad. L’agenzia nazionale di stampa Sana racconta che la vita è tornata alla normalità dopo cinque giorni di intensi combattimenti. Si è trattato degli scontri più duri in sei mesi di rivolte contro Assad.
Intanto, il giornale governativo Al Baath mette in guardia l’ambasciatore statunitense Robert Ford di non immischiarsi negli affari del Paese. Solo giovedì Ford era stato vittima di un attacco con lancio di uova e pomodori da parte dei sostenitori di Assad, che lo ha costretto a rimanere intrappolato nel suo ufficio per circa tre ore. “Se volete evitare il lancio di uova – scrive il giornale – dovete chiedere al vostro Paese di fermare le interferenze negli affari siriani e i fervidi sforzi per per chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu sanzioni contro la Siria”. Secondo il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton e la Casa Bianca l’attacco è stato parte di una campagna per intimidire i diplomatici che stanno occupandosi della repressione del regime sui manifestanti. L’amministrazione Obama ha convocato all’ambasciatore siriano a Washington per comunicargli la condanna formale degli Stati Uniti in merito all’assalto.
In un commento pubblicato sulla pagina di Facebook dell’ambasciata statunitense, Ford ha scritto che l’attacco di giovedì non si è limitato al lancio di uova e pomodori. “I manifestanti – scrive – hanno tirato pezzi di cemento contro le finestre e colpito le automobili con sbarre di ferro. Una persona è salita sul cofano della nostra vettura, tirando calci al parabrezza e balzando poi sul tetto. È pacifico questo? Lo chiamarei intollerante, se non peggio”. Il giornale Al Baath risponde invece che “fino a quando l’ambasciatore crede che la diplomazia sia l’arte dell’istigazione contro i regimi nazionali, dovrà aspettarsi trattamenti spiacevoli”.