Beirut (Libano), 30 set. (LaPresse/AP) – Nuova giornata di violenze in Siria, dove le forze del governo hanno sparato sui manifestanti ad Hama e Homs, mentre sette soldati sono morti a Rastan durante gli scontri con gli oppositori del regime. Come ogni venerdì da sei mesi a questa parte, migliaia di manifestanti antigovernativi sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Bashar Assad, sfidando la sanguinosa repressione del dissenso. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno sette dimostranti sono rimasti feriti a Homs, mentre ad Hama ci sarebbero vittime. I siriani stanno protestando in tutto il Paese, dalla capitale Damasco alla provincia meridionale di Daraa fino a quella nordoccidentale di Idlib. Secondo le Nazioni unite sono oltre 2.700 le persone uccise dalle truppe di Assad nella violenta repressione delle rivolte, giunte ormai al quinto mese consecutivo.
A Rastan, dove da ieri le truppe governative hanno dato il via a “un’operazione qualitativa”, sette soldati e poliziotti sono stati uccisi e 32 sono rimasti feriti. Secondo quanto riporta l’agenzia di Stato Sanaa, a confrontarsi con i militari sono stati “uomini armati”. Il report dell’agenzia dimostra la dura resistenza ancora in corso a Rastan, anche se Sana, seguendo la linea di Damasco, parla dei combattenti come “gruppi terroristici armati, non disertori”. Secondo un ufficiale militare l’azione dell’esercito ha provocato anche la morte di molti uomini armati, ma è ancora in corso per perseguire le bande. Quest’ultime, secondo il regime, hanno terrorizzato i cittadini locali, bloccato strade, installato barriere e piazzato esplosivi. Ben diversa la visione degli attivisti e dei gruppi per i diritti umani che non parlano di terroristi ma di disertori.
Durante i sei mesi di sommossa contro il regime di Assad, la città di Rastan è stata teatro di molti duri combattimenti che hanno opposto i militari fedeli al governo a centinaia di soldati usciti dalle fila dell’esercito. La città, da cui le forze di sicurezza siriane hanno reclutato molti musulmani sunniti, ha registrato un forte numero di defezioni. Secondo un attivista per i diritti umani, tra Rastan e la vicina Talbiseh sarebbero circa 2mila i disertori, così come nella regione di Jabal al-Zawiyah, nella provincia settentrionale di Idlib. Il pericolo di questa forte contrapposizione è lo scoppio di una vera e propria guerra civile. Il regime di Assad è dominato dalla minoranza alawita, una branca dell’islam sciita, ma il Paese è a maggioranza sunnita.