Ramallah (Cisgiordania), 15 set. (LaPresse) – Le autorità palestinesi presenteranno la richiesta di ingresso all’Onu il 23 settembre. Lo rendono noto fonti ufficiali palestinesi.
La decisione è stata riferita da Riad al-Malki, principale diplomatico palestinese, ai giornalisti a Ramallah, in Cisgiordania. L’annuncio mette così fine alle ipotesi sulla future mosse dei palestinesi. La strada verso l’ingresso all’Onu potrebbe però essere ostacolata da un veto statunitense. L’altra opzione possibile sarebbe stata tentare di ottenere uno status di osservatore non membro da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, su cui gli Usa non hanno potere di veto. Malki ha aggiunto che il presidente Mahmoud Abbas presenterà la richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon dopo il suo discorso all’Assemblea generale il prossimo 23 settembre.
Nel caso in cui Washington eserciterà il diritto di veto al Consiglio di sicurezza come già annunciato, i palestinesi dovrebbero comunque presentarsi all’Assemblea generale con ambizioni minori. Gli Stati Uniti hanno assunto una posizione diplomatica offensiva nei confronti della Palestina per evitare che chieda il riconoscimento all’Onu, sostenendo che l’unico modo per istituire uno Stato palestinese è passare dalle negoziazioni. Anche Israele si oppone alla richiesta all’Onu, che i palestinesi hanno iniziato a considerare dopo aver concluso che le trattative di pace, giunte a uno stallo da quasi tre anni, non avrebbero prodotto risultati.
Intanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato di voler parlare la prossima settimana a New York nella sessione annuale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per trasmettere quello che ha definito “un messaggio di pace” e cioè la sua opposizione all’iniziativa palestinese di chiedere il riconoscimento di uno Stato autonomo. Per Netanhyau, infatti, l’Assemblea generale “non è particolarmente a favore di Israele” ed “è importante mostrare le cose come stanno. Io dico la verità, e la verità è che Israele vuole la pace”. Il premier ha poi aggiunto che la sicurezza è un fattore fondamentale per la pace nella regione. “Sappiamo che la pace – ha spiegato – è condizionata dal riconoscimento e dalla sicurezza, e credo che questi bisogni siano ancora più importanti a causa degli eventi che ci circondano”.