Flotilla, Onu: Legittimo blocco Gaza; eccessivo uso forza Israele

New York (New York, Usa), 2 set. (LaPresse/AP) – Le Nazioni unite hanno pubblicato l’attesa relazione sul raid israeliano del 31 maggio del 2010 contro la nave Mavi Marmara della Freedom flotilla, in cui furono uccisi nove attivisti filopalestinesi. Nel rapporto di 105 pagine la commissione Onu che si è occupata del caso attribuisce le responsabilità a Israele, Turchia e agli organizzatori della flotilla e sostiene che dovrebbero essere fatti “strenui sforzi” perché l’episodio non si ripeta. Come anticipato stamattina dal New York Times, la relazione sostiene che il blocco navale imposto da Israele a Gaza è una “legittima misura di sicurezza”, ma afferma che l’uso della forza fatto da Israele nel raid è stato “eccessivo e irragionevole”.

La commissione Onu, composta da membri israeliani e turchi, definisce inoltre “inaccettabile” l’uccisione dei nove attivisti, otto turchi e uno turco-americano, e afferma che “hanno agito incautamente provando a rompere il blocco navale”. Per l’Onu, le autorità turche avrebbero dovuto fare di più per mettere in guardia i partecipanti alla flotilla dai “potenziali rischi”. La pubblicazione della relazione è stata più volte rimandata allo scopo di attendere il raggiungimento di un accordo fra Israele e Turchia sui risultati dell’indagine, tuttavia così non è stato. Venerdì la Turchia ha espulso l’ambasciatore israeliano e ha dichiarato sospesi tutti i trattati militari con Israele, visto che lo Stato ebraico si è rifiutato di scusarsi per il raid. Israele insiste infatti di aver agito per legittima difesa. Il rapporto dell’Onu dice che “un’appropriata dichiarazione di rammarico dovrebbe essere fatta da Israele in segno di rispetto per l’incidente alla luce delle conseguenze”. Nel pomeriggio Israele, tramite alcuni alti funzionari ha fatto sapere che “come raccomandato nella relazione, esprime il suo rammarico per la perdita di vite, ma non si scuserà mai per gli atti di legittima difesa compiuti dai suoi soldati”. L’indagine Onu critica inoltre Israele per non aver dato un “chiaro avviso preventivo” prima di salire sulla Mavi Marmara e per non aver usato “opzioni non violente”. Il Paese viene quindi invitato a offrire risarcimenti “per un ammontare adeguato” ai feriti e ai familiari dei nove attivisti morti nell’attacco tramite un fondo comune amministrato insieme al governo turco.

I rappresentanti d’Israele e Turchia al gruppo d’indagine sono entrambi in disaccordo con parte della relazione. Joseph Ciechanover, ex direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, e il turco Ozdem Sanberk, anche lui in passato collaboratore del ministero degli Esteri del suo Paese, hanno rilasciato dichiarazioni in cui criticano passaggi del rapporto. La decisione di Israele di condurre il raid non è stata “eccessiva e irragionevole”, dice Ciechanover, sottolineando che alla commissione sono state fornite prove dei ripetuti avvertimenti lanciati dall’esercito alla nave Mavi Marmara in merito all’intenzione dei militari di salire a bordo. Data la resistenza di alcuni passeggeri, continua, “i soldati d’Israele hanno chiaramente agito per legittima difesa e risposto in maniera ragionevole, proporzionata e con moderazione, compreso l’uso di armi meno letali (less-lethal) ove possibile”. Sanberk è fortemente in disaccordo con la parte della relazione in cui si dice che il blocco di Gaza è legale e ha citato un precedente report del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite che lo definisce illegale. Legittimo è invece il diritto alla libertà di navigazione in alto mare, aggiunge il rappresentate turco, che ricorda poi le intenzioni umanitarie della flotilla. I passeggeri hanno “resistito per la propria protezione”, aggiunge. “Una delle vittime è ancora in coma” e la relazione, sempre secondo Sanberk, non descrive adeguatamente “la portata reale delle atrocità che le vittime hanno subito”.