Tripoli (Libia), 22 ago. (LaPresse) – Dopo l’entrata a Tripoli ieri dei ribelli e i festeggiamenti in piazza Verde, la battaglia finale in Libia si concentra sulla ricerca di Muammar Gheddafi. Questa mattina violenti scontri sono scoppiati nei pressi di Bab al-Aziziya, il complesso del colonnello, appena fuori dalla capitale. In realtà ancora non si sa se Gheddafi sia trincerato nel bunker o in fuga fuori Tripoli. Ieri intanto le sue guardie personali si sono arrese e due suoi figli, Saif al Islam e Mohammed, sono stati presi in custodia dai ribelli.
Scontri a Bab al-Aziziya. Il portavoce dei ribelli Mohammed Abdel-Rahman riferisce che alcuni carri armati sono usciti dal complesso bunker del colonnello e hanno iniziato a sparare. Un giornalista di Associated Press, che si trova vicino all’hotel Rixos che ospita i reporter stranieri a Tripoli, ha potuto sentire colpi di arma da fuoco e forti esplosioni che stanno andando avanti da oltre 30 minuti. Abdel-Rahman sostiene che le truppe di Gheddafi rimangano una minaccia per i ribelli entrati ieri in città, e aggiunge che finché il colonnello rimane al suo posto “il pericolo esiste ancora”.
Nato: regime si sgretola. Continueremo operazioni fino a caduta Gheddafi. I pattugliamenti degli aerei da guerra della Nato continueranno in Libia fino a che le forze del colonnello Muammar Gheddafi non si saranno arrese. Lo rende noto la stessa Alleanza. Ieri il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, aveva detto: “Il regime di Gheddafi si sta chiaramente sgretolando. E’ tempo per creare una nuova Libia, uno Stato basato sulla libertà e non sulla paura; una democrazia e non una dittatura; la volontà di molti e non quella di pochi”, ha aggiunto.
Cameron: Regno Unito scongelerà presto beni regime. “Il Regno Unito scongelerà presto i beni del regime”. Lo ha annunciato il primo ministro David Cameron, in una conferenza stampa sulla Libia a Downing Street. “Questa – ha detto il premier britannico – non è stata la nostra rivoluzione ma possiamo essere orgogliosi di avere giocato un ruolo. Oggi la primavera araba è a un passo avanti rispetto alla repressione e passo più vicino alla democrazia. Il popolo libico è più vicino al suo sogno, quello di un futuro senza la tirannia di Gheddafi”.
Ribelli entrati da ovest. L’accesso alla città è avvenuto da ovest e nella loro avanzata i ribelli hanno incontrato una scarsa resistenza. In serata hanno preso il controllo di alcuni quartieri periferici della città, tra cui Girgash, a circa 2 chilometri dalla piazza Verde, e Ghot Shaal, nella zona ovest di Tripoli. Nella notte i festeggiamenti si sono svolti proprio nella piazza simbolo del regime di Gheddafi.
Opposizione: Controlliamo il 95% di Tripoli. Secondo Mahmud Nacua, principale diplomatico dei ribelli a Londra, gli scontri continuano a Tripoli, ma le forze di opposizione controllano il 95% della città. Nacua ha aggiunto che ci sono “ancora alcune piccole sacche” di sostegno al colonnello, ma i ribelli stanno prendendo il controllo.
Comandante fedeli a ribelli in battaglione a difesa di Tripoli. Il battaglione Mohammed Megrayef, incaricato da Gheddafi di sorvegliare Tripoli, si è improvvisamente arreso perché il suo comandante, Barani Eshkal, era segretamente fedele ai ribelli. È quanto rivela ad Associated Press l’ufficiale dei ribelli Fathi al-Baja, spiegando che il fratello di Eshkal era stato giustiziato da Gheddafi nel 1986 dopo aver partecipato a un tentativo di colpo di Stato. Eshkal ha anche rivelato ai ribelli il nascondiglio dove si era rifugiato il figlio di Gheddafi Saif al-Islam, in un hotel.
Arrestato il figlio Saif al-Islam. Cpi conferma. Poco dopo l’ingresso dei ribelli in città l’emittente Al Jazeera ha riferito che il figlio di Muammar Gheddafi, Saif al Islam, è stato catturato dagli insortii. La notizia è stata successivamente confermata da fonti ufficiali. Prima fra tutte, nella notte, la Corte penale internazionale. Il procuratore Luis Moreno-Ocampo ha detto che Saif al-Islam, accusato come il padre di crimini contro l’umanità per aver ordinato, pianificato e partecipato a illegali attacchi contro i civili, “è nelle mani dei ribelli”. Moreno-Ocampo ha poi detto che oggi il suo ufficio parlerà con le forze di opposizione libiche in merito al trasferimento dell’uomo in vista di un processo e ha aggiunto: “E’ tempo di giustizia, non di vendetta”. La conferma dell’arrestao è arrivata anche dei ribelli, prima con Sidiq al-Kibir, il leader del Cnt a Tripoli, poi da Mustafa Abdel-Jalil, capo dei ribelli a Bengasi, il quale però non ha fornito dettagli sulla cattura, limitandosi a dire: “Abbiamo catturato Saif al-Islam ed è al sicuro nelle nostre mani”.
Altro figlio Mohammad raggiunto da ribelli in casa durante intervista tv. Nella notte la casa di Mohammed Gheddafi, figlio maggiore del colonnello Muammar Gheddafi, è stata circondata dai ribelli mentre l’uomo era intervistato da Al-Jazeera e lui ha chiesto garanzie per la sua sicurezza. Quest’ultimo dettaglio è stato confermato dal portavoce delle forze di opposizione libica, Sadiq al-Kibir. Mohammed, responsabile delle telecomunicazioni di Tripoli, è apparso sul canale satellitare arabo, dicendo che la sua casa era stata circondata dai ribelli. “Hanno garantito la mia sicurezza”, ha spiegato aggiungendo: “Ho sempre voluto il bene di tutti i libici e sono sempre stato dalla parte di Dio”. Verso la fine dell’intervista, si sono sentiti colpiti di arma da fuoco e, prima che la telefonata fosse interrotta, Mohammed ha spiegato che i ribelli sono entrati nella sua casa.
Messaggi audio del raìs in tv. In tre messaggi audio mandati in onda dalla tv di Stato a breve distanza l’uno dall’altro, Gheddafi ha invitato il popolo libico a imbracciare le armi e scendere in strada per difendere Tripoli. “Non lasceremo che Tripoli diventi una nuova Baghdad”, ha detto. “Marciate per le strade di Tripoli e purificate la città dai ratti”, ha detto il raìs. “Tutte le tribù devono marciare a Tripoli per difenderla, altrimenti saranno schiave nelle mani degli imperialisti”, ha aggiunto.
Il governo pronto a negoziati. Appena saputo dell’arrivo dei ribelli nel centro di Tripoli il portavoce del Governo, Moussa Ibrahim, ha indetto una conferenza stampa. “Nella sola Tripoli nelle ultime 11 ore sono morte 1.300 persone e 5mila sono rimaste ferite”, ha detto Ibrahim. “La Nato è responsabile moralmente e legalmente delle morti che ci sono state ieri notte, che ci sono stanotte e che ci saranno domani notte a Tripoli”, ha aggiunto. Poi ha dato un segnale di cedimento: “Ognuna delle due parti ha paura dell’altra quindi vi chiediamo di sospendere tutte le operazioni militari adesso. La Nato chieda ai ribelli di fermare l’offensiva e noi possiamo chiedere alle nostre truppe di fermarsi”. “Lancio un appello al mondo. La gente della mia città viene uccisa ogni giorno senza poter scappare. Bisogna sedersi e discutere delle cose. La Nato invece vuole distruggere il sistema politico libico”, ha detto il portavoce lanciando un’ipotesi di negoziati diretti.
Premier in fuga in Tunisia. Secondo quanto riferisce Guma el-Gamaty, portavoce dei ribelli da Londra, Al-Baghdadi Al-Mahmoudi, primo ministro del regime di Muammar Gheddafi, è fuggito in un hotel tunisino nella città di Djerba.
Frattini: raìs si arrenda. “Gheddafi si deve arrendere e abbandonare il potere. E’ l’unica possibilità per evitare una situazione che si può trasformare in un bagno di sangue”. Questo il commento a caldo dopo gli eventi della serata del ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenuto telefonicamente ieri sera al Tg1.
Obama: Gheddafi riconosca fine dominio. “La Libia è uscita dalla morsa del tiranno. La via più sicura per metter fine al bagno di sangue è semplice: Muammar Gheddafi e il suo regime devono riconoscere che il loro dominio è arrivato alla fine. Gheddafi deve rinunciare al potere una volta per tutte”. Così il presidente statunitense Barack Obama ha commentato gli ultimi sviluppi della crisi libica da Martha’s Vineyard, dove si trova in vacanza. “Il futuro della Libia – ha detto – è nelle mani del popolo libico e gli Usa continueranno a insistere sul fatto che i diritti fondamentali della popolazione siano rispettati”.
Chavez accusa la Nato. “E’ una scusa per intervenire e prendere il controllo di un Paese e delle sue ricchezze. Fatemi pregare per il popolo libico”. Così il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha commentato in televisione le operazioni della Nato sulla Libia. Chavez ha poi continuato: “Hanno sganciato non so quante bombe e ne stanno cadendo in modo spudorato su scuole, ospedali, case, luoghi di lavoro, fabbriche, campi agricoli in questo momento. Stanno praticamente distruggendo Tripoli con le loro bombe”. Chavez non ha detto se ha contatti con Muammar Gheddafi e non ha fatto diretto riferimento ai ribelli che sono entrati a Tripoli.
Sudafrica: Non sappiamo dove sia il raìs, non ci ha chiesto asilo. “Non sappiamo dove sia Gheddafi. Pensiamo che sia ancora in Libia”. Così il ministro degli Esteri del Sudafrica Maite Nkoana-Mashabane, la quale ha più volte ripetuto che il suo Paese non ha inviato nessun aereo in Libia per portare via il colonnello, non ha ricevuto da lui una richiesta di asilo e non è coinvolto in alcun tentativo di aiutarlo.
Ashton: Gheddafi lasci il potere. Stiamo assistendo agli ultimi momenti del regime. Chiedo a Gheddafi di lasciare senza ulteriori ritardi ed evitare nuovi bagni di sangue. Chiedo al Consiglio nazionale di transizione e alle forze di opposizione di garantire la protezione dei civili, di rispettare i diritti umani internazionali e la legge umanitaria, e di agire con responsabilità nell’interesse del mantenimento della pace e della stabilità in tutto il Paese”. Lo ha detto Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione europea.