Siria, Consiglio Onu ancora diviso, oggi altra riunione

Beirut (Libano), 2 ago. (LaPresse/AP) – Ho rilevato “una certa convergenza di pensiero e preoccupazione per l’escalation delle violenze”. Questo il commento dell’ambasciatore dell’India alle Nazioni unite Hardeep Singh Puri, questo mese presidente del Consiglio di sicurezza che nella notte italiana si è riunito a porte chiuse per discutere sulla situazione in Siria. I membri, ha detto Singh, s’incontreranno di nuovo martedì mattina (pomeriggio in Italia) per discutere un progetto di risoluzione e altre proposte.

Il Consiglio è stato finora profondamente diviso sulla Siria, Paese in cui secondo gli attivisti sarebbero oltre 1.600 le vittime della repressione. La riunione è arrivata in seguito alla richiesta della Germania, avanzata per discutere una risoluzione europea, redatta a maggio, che condanna il Paese per gli attacchi contro i civili, documento osteggiato da Russia, Cina, India, Sudafrica e Brasile. Questi Paesi rifiutano di condannare la repressione di Damasco, in parte perché temono possa diventare poi un pretesto per un intervento armato in Siria. Una risoluzione che permette l’utilizzo di tutti i mezzi per proteggere la popolazione civile, fanno poi notare alcuni, è stata usata e abusata dalla Nato in Libia, per giustificare cinque mesi di attacchi aerei contro il regime di Muammar Gheddafi.

“Penso che questo non abbia senso”, commenta sul punto l’ambasciatrice Usa all’Onu Susan Rice. “A mio parere è una scusa di chi non vuole confrontarsi con quello che accade in Siria”. “Siamo ancora nel pieno degli eventi in Libia, dove una risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza è stata affrontata molto superficialmente”, rimarca l’ambasciatore russo Vitaly Churkin. “E non possiamo non tenere a mente questo – spiega – mentre ci confrontiamo su cosa il Consiglio di sicurezza possa o non possa fare con la Siria”. La Russia, chiarisce ancora Churkin, vorrebbe un “approccio comune”, ma adottare una risoluzione sarebbe “un po’ eccessivo”. Una più debole dichiarazione del Consiglio “sarebbe (invece) percepita come un segnale forte per porre fine alla violenza, ma anche un modo per venire a patti politicamente e far progredire gli eventi in Siria in maniera pacifica”.