Ouattara difende i capi militari e nega violenze in Costa d’Avorio

Washington (Usa), 30 lug. (LaPresse/AP) – Torture, esecuzioni sommarie, violenze. La Costa d’Avorio, flagellata negli ultimi mesi dallo scontro tra l’ex presidente Laurent Gbgabo e il suo successore Alassane Ouattara, è stata teatro di atrocità di cui difficilmente qualcuno ammetterà la propria responsabilità. Sembra non volerlo fare nemmeno il neopresidente Ouattara, vincitore delle elezioni dello scorso autunno, ma che per mesi ha lottato contro il suo predecessore Gbagbo che non voleva lasciare la carica. È quanto emerge da un’intervista di Associated Press allo stesso Alassane Ouattara, che nega di essere stato a conoscenza delle brutali esecuzioni portate a termine dalle sue forze armate il giorno dopo la sua salita al potere nel Paese africano, a maggio, e difende il comandante Cherif Ousmane, accusato da Amnesty International e Human Rights Watch di aver ordinato l’uccisione di diversi detenuti e oppositori politici.

Amnesty sostiene che le forze del presidente continuino a commettere violenze e intimidazioni nei confronti di minoranze etniche. Hrw, invece, in un report diffuso a giugno, scrive che le forze di Ouattara hanno ucciso 149 sostenitori di Gbagbo e, citando un testimone, accusano Ousmane di aver ordinato l’esecuzione di 29 detenuti. “Non può essere vero. Cherif Ousmane è uno dei migliori soldati”, ha commentato il presidente Ouattara. “In ogni caso – ha poi continuato – se scoprissimo che qualcuno ha commesso atrocità, quella persona sarà adeguatamente giudicata e verranno presi dei provvedimenti”. Ouattara ha però dichiarato di credere che i rapporti diffusi dalle organizzazioni internazionali si basino su interviste a mercenari.

Le ultime violenze che si sono consumate nel Paese, come il massacro di 47 persone sulle rive del fiume Cavally, sollevano dubbi sulle capacità del presidente di mantenere il controllo sulle forze armate. Il massacro, documentato da Associated Press, ha avuto luogo nelle terre dell’ex presidente Gbagbo, sul confine con la Liberia, il giorno dopo la salita in carica di Ouattara il 21 maggio. Le forze del presidente hanno aperto il fuoco uccidendo 47 rifugiati che si erano riuniti per mangiare prima di fare ritorno in Liberia. Il comandate regionale dell’esercito di Ouattara per la Costa d’Avorio occidentale, il capitano Eddie Mindi, sostiene che i suoi soldati abbiano sparato dopo essere stati attaccati dai mercenari di Gbagbo e negano che le vittime fossero in gran parte civili. Ouattara, che in questi giorni è a Washington per un incontro con Barack Obama e i presidenti di Benin, Guinea e Niger, dice di non aver sentito Mindi, e ammette che ci vorrà tempo perché il suo Paese si riprenda dopo anni di violenza. “Penso – ha concluso – che la riconciliazione sia iniziata”.