Washington (Usa), 14 lug. (LaPresse/AP) – “Quando è troppo è troppo”. Queste le parole del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha interrotto bruscamente quasi due ore di colloqui sul tetto del debito. Nell’ennesima negoziazione, Obama ha rifiutato la richiesta dei repubblicani di accettare un’estensione a breve termine dell’autorità governativa per aumentare il tetto del debito. Deputati democratici e repubblicani che hanno partecipato ai colloqui hanno detto che l’incontro si è concluso quando funzionari della Casa Bianca hanno proposto tagli per oltre 1,5 trilioni di dollari nell’arco di dieci anni. Pressato dal leader dei repubblicani alla Camera Eric Cantor perché accettasse un rialzo del tetto del debito solo temporaneo, Obama ha sbottato. “Adesso basta, dobbiamo voler scendere a compromessi. Non dovrebbe trattarsi di opinioni e politica”, ha detto il presidente, concludendo con “ci vediamo domani”.
È finito dunque con un nulla di fatto l’ennesimo giorno di trattative per evitare il primo default della storia degli Stati Uniti. Obama ha minacciato di porre il suo veto a una soluzione a breve termine che aveva già rifiutato più volte in passato con chiarezza. “Non dire che sto bluffando”, ha risposto il presidente a Cantor, facendo capire che bloccherà davvero ogni provvedimento di vita breve. “Andrò dagli americani con questo” problema, ha aggiunto Obama, secondo il racconto di Cantor. Il presidente ha poi chiesto ai repubblicani o di far coincidere le loro richieste per i tagli del deficit all’ammontare del limite del debito oppure di rinunciare alla loro opposizione sull’aumento fiscale. “Siamo arrivati a un punto in cui qualcuno deve cedere”, ha spiegato il presidente prima di interrompere i colloqui. Altre trattative si terranno nuovamente oggi, mentre la scadenza del 2 agosto per l’aumento del tetto del debito è sempre più vicina.