Georgia, fotografo presidente confessa spionaggio per Russia

Tbilisi (Georgia), 9 lug. (LaPresse/AP) – Irakli Gedenidze, fotografo personale del presidente georgiano Mikhail Saakashvili, ha confessato in televisione di aver fornito informazioni segrete a un collega, che le ha poi girate ai servizi segreti russi. L’altro fotografo, Zurab Kurtsikidze, lavorava per l’European pressphoto agency (Epa), ma avrebbe avuto legami con il Gru, intelligence delle forze armate di Mosca. La moglie di Gedenidze, Natia, ha detto in tv di essere a conoscenza dell’amicizia dei due fotografi ma di non aver partecipato all’operazione.

Irakli Gedenidze, Kurtsikidze e un altro fotografo sono stati accusati stamani di spionaggio. Natia Gedenidze è stata invece rilasciata senza accuse (a differenza di quanto precedentemente riferito). I quattro erano stati arrestati giovedì. Il portavoce della polizia georgiana Georgy Bukhrashvili ha detto che gli investigatori ritengono che Kurtsikidze abbia avuto contatti con il Gru e abbia poi assunto gli altri due fotografi per avere informazioni segrete sul programma di Saakashvili, su quello dell’edificio amministrativo e sul percorso del corteo presidenziale. I due uomini, spiega Bukhrashvili, hanno scattato foto dei documenti riservati e poi le hanno spedite a Kurtsikidze. Le immagini sono state trovate nei loro appartamenti.

Il fotografo presidenziale si è giustificato in tv dicendo di esser stato costretto ad accettare dopo aver subito minacce da parte di Kurtsikidze: quest’ultimo avrebbe richiesto informazioni sui servizi segreti georgiani e se Gedenidze non avesse accettato avrebbe reso pubblici i loro rapporti precedenti. “Mi sono spaventato – ha detto – e ho continuato a lavorare con lui”. Né Irakli né sua moglie hanno parlato dell’altro fotografo arrestato, Abdaladze Georgy, che lavora a contratto con il ministero degli Esteri di Tbilisi e come freelance per Associated Press. Lui nega l’accusa di spionaggio. Il ministero dell’Interno georgiano ha però diffuso una registrazione presentata come una conversazione telefonica tra il fotografo di Epa e Abdaladze, dove Kurtsikidze gli chiede di fornire i dettagli del suo conto in banca. Le cifre pattuite non sono note.