Washington (Usa), 29 giu. (LaPresse/AP) – Libia, Afghanistan, bilancio e diritti dei gay. Diversi argomenti sono stati affrontati dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel corso di una conferenza stampa tenuta nel pomeriggio alla Casa Bianca. Il presidente ha iniziato il discorso dai problemi relativi all’economia interna: “Ci sono molte persone – ha detto – che stanno ancora lottando contro la recessione e stanno cercando un posto di lavoro; le famiglie devono fare i conti con problemi domestici, tra cui come garantire un’istruzione ai propri figli. Oggi la nostra amministrazione sta cercando di creare nuove soluzioni: stiamo lavorando con il settore privato per favorire le piccole aziende e dare loro tutti gli aiuti necessari”.
Parallelamente alla crisi in corso, gli Stati Uniti devono affrontare la questione del contenimento del deficit. Se da una parte però Obama vorrebbe contenere i costi tagliando le agevolazioni fiscali per gli imprenditori, dall’altra i repubblicani chiedono riduzione delle spese, come quelle per i programmi di assistenza medica Medicare e Medicaid. Mettere fine alle agevolazioni fiscali per le grandi e ricche aziende petrolifere e del settore del gas non è un’idea radicale, ha detto il presidente, sottolineando che il governo non potrà ridurre il deficit se manterrà tutte le attuali facilitazioni. Se i milionari e i miliardari continueranno a beneficiare di aiuti, ha aggiunto, gli anziani e i più poveri dovranno sostenere il peso di ulteriori tagli. Obama si è detto comunque fiducioso che i deputati repubblicani e democratici possano ancora raggiungere un accordo, per garantire il bene del Paese al di là delle controversie politiche.
Controversie che secondo la Casa Bianca hanno caratterizzato anche la disputa intorno alla partecipazione degli Stati Uniti nella missione in Libia. Il coinvolgimento di Washington nelle operazioni, ha spiegato Obama, non viola la legge che esige l’approvazione dell’aula per un’azione militare perché gli Stati Uniti hanno solo un ruolo di supporto. “Non ci saranno truppe sul campo – ha detto – e non porteremo sulle spalle l’intero peso della coalizione, ma in quanto membri della Nato sosterremo gli altri perché è nei nostri interessi. Abbiamo fatto esattamente ciò che avevo annunciato, non stiamo mettendo armi sul campo e abbiamo protetto migliaia di persone in Libia, nessun americano è morto e la nostra operazione è limitata nel tempo e nella portata. Abbiamo portato avanti questa missione in maniera esemplare e in tutto questo processo ci siamo consultati con il Congresso”. Ha quindi chiesto nuovamente la dipartita di Muammar Gheddafi, definito uno dei peggior tiranni del mondo e una persona che nessuno dovrebbe voler difendere.
Per quanto riguarda l’Afghanistan, secondo Obama la missione avrà successo, ma non è ancora pronto a dichiarare vittoria. Le operazioni militari nel Paese, ha spiegato, sono concentrate su due punti: assicurare che al-Qaeda non possa attaccare gli Stati Uniti e aiutare gli afghani a mantenere la loro sicurezza. Ed entrambi gli obiettivi saranno raggiunti grazie “allo straordinario lavoro” dell’esercito statunitense.
Oltre all’annunciato ritiro di 33mila soldati dall’Afghanistan entro la prossima estate, argomento centrale degli ultimi giorni è stata l’approvazione della legge sui matrimoni gay nello Stato di New York, e i giornalisti non hanno mancato l’occasione di fare domande sulla posizione di Obama. Il presidente, che supporta apertamente le unioni civili ma non i matrimoni gay, ha detto che la sua visione si “sta evolvendo”, senza tuttavia andare oltre. Ha sostenuto però di aver fatto molto di più dei suoi 43 predecessori per i diritti degli omosessuali. Tra i provvedimenti citati, l’abrogazione della legge del ‘don’t ask, don’t tell’ che vietava a soldati dichiaratamente gay di lavorare nell’esercito, oltre all’ordine impartito al dipartimento di Giustizia affinché non difendesse la legge che definisce il matrimonio un legame esclusivamente tra uomo e donna.