Boston (Massachusetts (Stati Uniti), 19 giu. (LaPresse/AP) – Yelena Bonner, l’attivista russa vedova del dissidente e premio Nobel per la pace Andrei Sakharov, è morta a Boston all’età di 88 anni. Lo riferisce l’emittente russa Radio Liberty, citando Pavel Litvinov, altro attivista per i diritti umani. La Bonner è morta venerdì nella sua casa di Boston, dove la sua famiglia si era trasferita alla fine degli anni ’70. Non si conoscono le cause del decesso. Negli ultimi anni si era distinta per il forte criticismo nei confronti di Vladimir Putin.
La piccola casa di Mosca di Yelena e del marito Andrei Sakharov, composta da tre stanze, era il quartier generale dei dissidenti dell’Unione sovietica negli anni ’70 e poi nuovamente alla fine degli anni ’80 quando i due tornarono dall’esilio a Gorky, l’odierna Nizhny Novgorod. Sakharov vi era stato mandato nel 1980, dopo che aveva criticato aspramente l’invasione sovietica dell’Afghanistan; la Bonner, invece, era stata spedita a Gorky nel 1984 con l’accusa di calunnia nei confronti dello Stato. La coppia era sotto costante controllo della polizia e subì continui attacchi. Periodicamente gli ufficiali sovietici accusavano Yelena Bonner di essere un agente straniero e di maltrattare il marito, che collaborava allo sviluppo della bomba atomica per l’Unione Sovietica, per metterlo contro il Paese.
Ma gli attacchi scalfirono poco la Bonner, anzi le diedero più forza. “Spero di vivere la mia vita fino alla fine in virtù della cultura russa per la quale ho speso la mia vita, in un modo degno delle nazionalità ebraica e armena, e sono orgogliosa e felice di essere moglie e amica di Andrei Dmitrievich Sakharov”, ha scritto la Bonner nella sua autobiografia. Dopo la morte di Sakharov nel 1989 e il crollo dell’Unione sovietica due anni dopo, la Bonner – medico pediatra – continuò la battaglia per i diritti umani ma la sua visibilità calò e le sue condizioni di salute peggiorarono. Soffrì di problemi al cuore e agli occhi ed ebbe due infarti nel 1995 e 1996. Nonostante questo pubblicò un libro con le memorie del marito, che uscirono nel 1997, e continuò a parlare contro il presidente Boris Yeltsin denunciando la gestione della guerra in Cecenia e le storture della giovane democrazia russa.