I manager si trovano oggi a guidare organizzazioni immerse in un contesto di discontinuità e cambiamento. Secondo quanto emerge dall’ultimo studio di Wyser, brand globale di Gi Group Holding specializzato nella ricerca e selezione di profili manageriali ed executive, intitolato “Leadership in trasformazione: tra visione strategica e governo del cambiamento”, il principale motore di questo scenario è il ricambio generazionale, che impone stili di guida più inclusivi e dialogici, come indica il 66% dei manager intervistati. Anche lo smart working, la crescente attenzione al well-being e alla sicurezza psicologica (indicati dal 47%) stanno ridefinendo il rapporto tra chi guida le aziende e i collaboratori, rendendo la leadership sempre più relazionale e meno gerarchica. E poi il contesto economico (e geopolitico) instabile che pesa in modo significativo sulla trasformazione della leadership per il 39% del campione.
In questo quadro, risulta diffusa la consapevolezza che ricoprire ruoli apicali in un’organizzazione oggi significa facilitare il cambiamento più che esercitare controllo: solo il 15% infatti dichiara di riconoscersi ancora in uno stile direttivo e orientato esclusivamente alla performance. Tuttavia, molti manager ammettono di non riuscire a compiere davvero questo passo: otto su dieci riconoscono che il proprio ruolo è cambiato, ma solo il 16% afferma di aver modificato in modo significativo il proprio stile di leadership. Questa “contraddizione” si rileva anche nella gestione del proprio tempo e priorità: oltre un terzo dell’agenda di manager e leader è dedicato ad attività gestionali e burocratiche. “Lo riscontriamo anche nel confronto quotidiano con professioniste, professionisti e aziende. L’attuale panorama di incertezza e trasformazione impone al management una conoscenza approfondita dei processi organizzativi e la capacità di intervenire direttamente nella revisione di flussi e strategie. Inoltre, manager e leader – in quanto garanti di affidabilità verso l’esterno e verso i partner – sono chiamati ad affrontare incombenze pratiche in prima persona, senza possibilità di delegare questa responsabilità. Tutto ciò a discapito di un’azione più motivazionale, ispirazionale e strategica.” spiega Marinella Sartori, Amministratrice Delegata di Wyser.
Proprio a tal proposito, dall’indagine di Wyser emerge che la visione strategica del futuro sia la competenza più importante per i manager (48%), ma anche a loro dire la più carente. Non stupisce, visto che il mercato cambia di continuo e chi lo guida deve adattarsi spesso e pensare a piani a breve termine. Non solo, la centralità attribuita a tratti come adattabilità (65%) e apertura al cambiamento (62%) conferma come i manager riconoscano che, per guidare in un contesto di incertezza, servano qualità personali capaci di affrontare e gestire la trasformazione continua.
“I leader, a tutti i livelli, sono chiamati a evolvere da un ruolo incentrato sul controllo a uno che, attraverso una metodologia operativa, abilita l’adattabilità, la collaborazione e la capacità dell’intera organizzazione di navigare l’ambiguità e sostenere l’innovazione continua. Questa incertezza sta riscrivendo la leadership aziendale, spingendo i manager a evolvere verso stili più inclusivi, relazionali e orientati all’ispirazione, in grado di guidare le persone attraverso il cambiamento e di favorire innovazione e resilienza. Allo stesso tempo, però, rappresenta un freno concreto: urgenze operative, esigenze di generazioni diverse, rapidità dell’innovazione, contesto macroeconomico e vincoli organizzativi rendono difficile tradurre pienamente nei tempi richiesti questo nuovo approccio alla leadership. La sfida dei manager contemporanei è quindi duplice: sviluppare visione strategica e competenze relazionali, coltivare flessibilità e capacità di adattamento, e al tempo stesso trasformare la consapevolezza del cambiamento in azioni concrete, in grado di orientare l’organizzazione verso il futuro”, commenta Sartori.
Questa riflessione si applica anche nel perimetro della transizione tecnologica che lo studio di Wyser ha indagato con un particolare focus sull’AI. L’87% dei manager considera l’intelligenza artificiale un’opportunità, ma solo il 5% ritiene che la propria azienda sia all’avanguardia nella sua adozione. Ciononostante, oltre metà dei manager e delle manager coinvolti nello studio pensa che l’AI abbia già avuto un impatto sul ruolo del leader e a livello di organizzazione – evidenziando in primis dei bisogni formativi (60%). L’atteggiamento risulta essere prudente: appena il 9% vorrebbe spingerne l’integrazione in modo deciso, mentre il 53% preferisce un’implementazione graduale e il 34% raccomanda di procedere con cautela. Pur non figurando tra i primi tre fattori di cambiamento individuati dallo studio, Sartori evidenzia come l’impatto dell’intelligenza artificiale e, più in generale, della transizione digitale rappresenti uno degli ambiti principali in cui il leader, in quanto facilitatore del cambiamento, è chiamato a esprimersi con maggiore efficacia.

