Con un patrimonio di 12,1 miliardi di dollari, Giorgio Armani, lo storico stilista scomparso giovedì all’età di 91 anni, figurava al 235esimo posto tra gli uomini più ricchi al mondo nella classifica di Forbes, al quarto posto in Italia. L’azienda che porta il suo nome, fondata nel 1975 insieme al compagno Sergio Galeotti, è diventata negli anni simbolo dell’alta moda italiana, e dalle passerelle si è espansa ad altri settori, dal beauty allo sport passando per la casa, ma anche hotel, ristoranti e locali. Solo di pochi giorni fa l’annuncio dell’acquisto dello storico locale La Capannina di Forte dei Marmi, dove per la prima volta ‘Re Giorgio’ incontrò Galeotti.
I numeri del gruppo Armani
Il gruppo Armani conta oggi 8.698 dipendenti e 623 negozi di proprietà, oltre a quelli in partnership. Come emerge dagli ultimi risultati approvati, relativi al 2024, il bilancio del gruppo ha mostrato ricavi netti per 2,3 miliardi, in calo del 5% sul 2023, e un ebitda di 398 milioni, il 24 percento in meno sull’anno precedente. Raddoppiavano invece gli investimenti, a quota 332 milioni. “Sono convinto che perseguire coerenza e continuità, evitando di inseguire guadagni immediati, rappresenti la migliore strategia per assicurare il successo nel lungo periodo“, sottolineava lo stilista in una nota, “proprio grazie a questo approccio, in un contesto globale sempre più complesso e competitivo, posso affermare con orgoglio di aver mantenuto l’indipendenza e la stabilità del gruppo. Confido che le attuali difficoltà di mercato e le tensioni internazionali si attenueranno nel prossimo futuro”.
Gli eredi e il futuro del gruppo
Ma cosa succede ora a uno dei più grandi marchi italiani? Armani è stato unico nel mondo della moda anche come imprenditore, non cedendo l’azienda a gruppi e fondi e mantenendone fino a oggi il controllo. Non ha eredi diretti, ma due nipoti, figlie del fratello Sergio, poi c’è la sorella e suo figlio, e il suo braccio destro, Leo Dell’Orco. Tutti hanno incarichi nel Cda, così come l’amico Federico Marchetti, fondatore di Yoox. Nel 2016 è stata istituita la Fondazione Giorgio Armani, con cui lo stilista ha voluto assicurare una guida nella gestione futura dell’azienda, ma anche la trasmissione e la salvaguardia di valori e principi che, da sempre, hanno ispirato l’attività creativa e imprenditoriale del fondatore. Tre brand di riferimento: Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange.
La successione nella proprietà di Giorgio Armani Spa
Lo stilista nel 2022 nella sua autobiografia affermava di aver preparato minuziosamente la successione “con il mio usuale programmatico pragmatismo e la mia grande discrezione“. Armani deteneva, alla sua morte, il 99,9% delle quote di Giorgio Armani Spa, mentre la Fondazione lo 0,1%. Sui media, però, negli scorsi anni è circolato il nuovo statuto della società che dovrebbe essere adottato a partire dal momento dell’apertura della successione. Nella Spa che nascerà ci saranno sei categorie di azioni con diritto di voto (da A a F), più due senza diritto di voto. Ai soci A dovrebbe andare il 30% del capitale, a quelli F il 10% – e in una di queste due categorie – agli altri il 15% a testa. Diversi i pesi: l’azione A darebbe diritto a 1,33 voti, e la F a 3 voti. Ai soci A spetterebbe inoltre la nomina di tre consiglieri, tra cui il presidente, e agli F due consiglieri, tra cui l’amministratore delegato, su un consiglio di amministrazione complessivamente di otto membri.

