Il ministro della Transizione ecologica: "L'obiettivo è diventare indipendenti dalla Russia in tempi veramente molto rapidi"

Sono partite le comunicazioni di Gazprom sulle nuove procedure di pagamento del gas in rubli ai Paesi ostili, entrate in vigore oggi. Ma il Mite gioca d’anticipo: Cingolani afferma che il governo è già al lavoro sul fronte delle riserve di gas per l’inverno. Tra i clienti raggiunti dalla notifica, anche Eni: “abbiamo ricevuto la comunicazione da parte di Gazprom e la stiamo analizzando. Per il momento non abbiamo altri commenti”, ha fatto sapere la società italiana. Il colosso del gas – in una nota riportata dall’agenzia russa Tass – ha specificato inoltre che la Commissione governativa per il controllo degli investimenti stranieri in Russia ha il diritto di emettere eccezioni a queste regole per singoli acquirenti. Ma, al tempo stesso, Gazprom rassicura l’Europa, affermando che continua a fornire regolarmente gas russo attraverso l’Ucraina secondo le richieste dei consumatori europei, (108,4 milioni di metri cubi, al 1° aprile). L’esportazione media giornaliera a marzo è aumentata in nove paesi europei – in particolare in Italia, Polonia, Grecia, Bulgaria, Croazia e anche in Turchia – del 17,1% rispetto a febbraio, fino a 493,5 milioni di metri cubi. In generale, inoltre, il volume totale delle esportazioni a marzo – 15,3 miliardi di metri cubi – è il dato massimo da agosto 2021, riferisce sempre il colosso del gas.

Intanto, il Mite si sta adoperando per garantire le riserve di gas per l’inverno, nell’eventualità in cui fosse interrotta la fornitura. Lo spiega ai microfoni del Tg1 il ministro Roberto Cingolani, affermando che nel caso in cui si verificasse lo stop dalla Russia “non avremmo grossi problemi per i prossimi mesi caldi” ma “dovremmo stare molto attenti agli stoccaggi”. E assicura: “su questo stiamo lavorando con grande anticipo”. Già nel corso dell’audizione al Senato del 16 marzo scorso, il Ministro aveva chiarito che “eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente i volumi in stoccaggio o con altra capacità di import”. Per il ministro infatti nel medio termine sarà necessario comunque riempire gli stoccaggi al 90% per il prossimo inverno (12 miliardi di metri cubi).

In realtà, puntualizza il ministro al Tg1, il decreto firmato ieri dal Presidente Putin in merito al pagamento in rubli del gas, allo studio del governo nelle ultime ore, non sembra essere eccessivamente problematico per la dinamica degli approvvigionamenti: “il decreto richiede agli importatori europei di avere due conti: uno in euro uno in rubli. Si paga in euro, poi una banca russa non soggetta a sanzioni cambierebbe questi euro in rubli e li metterebbe sul secondo conto. A quel punto l’importatore darebbe l’ok al pagamento”, prosegue, sottolineando che “se le cose stessero così, non cambierebbe molto: Putin potrebbe fare vedere che viene pagato in rubli, gli europei continuerebbero a pagare in euro”. Certo, “se nelle pieghe del contratto ci fossero elementi non ancora chiari contro le sanzioni o gli impegni contrattuali, si complicherebbero le cose ma al momento – dice Cingolani – non sembra essere così”.

In ogni caso, Italia ed Europa avanzano a ritmi serrati verso la diversificazione. Obiettivo: “diventare indipendenti dalla Russia in tempi veramente molto rapidi”, dice il ministro, spiegando che il governo e l’Ue sono al lavoro “per siglare in tempi brevissimi contratti con altri paesi che possano sostituire i circa 29mld di metri cubi di gas che noi importiamo ogni anno dalla Russia”, spiega infatti il ministro. A queste misure si aggiunge poi “il fatto che stiamo aumentando i rigassificatori e accelerando sulle rinnovabili” aggiunge Cingolani, sottolineando che siamo di fronte non solo ad un “problema di indipendenza energetica ma anche di sicurezza energetica nazionale”.

Luigi De Paoli, professore alla Università Bocconi di Economia dell’energia e direttore della rivista Economics and policy of Energy and the Environment, conferma a LaPresse lo scenario delineato dal ministro Roberto Cingolani: una completa interruzione dei flussi dalla Russia a breve non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. Tuttavia, il professore solleva un’altra questione, relativa al prezzo del gas che da sei mesi “non solo è salito, ma è diventato anche molto volatile. A febbraio, prima dello scoppio della guerra, il gas era già caro, ma costava 70-80 euro a megawatt/ora, il 7 marzo scorso è arrivato anche a 240-250 euro. In 15 giorni è triplicato, poi è sceso intorno a 100 euro, ma può variare facilmente del 10-15% in un giorno- fa notare l’esperto”. Il problema per De Paoli, dunque è: “se oggi compro il gas a 110 euro, a che prezzo lo potrò vendere questo inverno? Ecco perché “bisogna fare le regole per garantire lo stoccaggio. Una variazione di prezzo contenuta è accettabile, ma non oscillazioni così ampie come quelle di queste settimane. O il governo garantisce che farà in modo che il prezzo venga recuperato da chi stocca, oppure – conclude il professore – lo stoccaggio non viene fatto”.

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