"La Ue non cambierà la sua linea sull'Italia e sulla manovra del governo" "perché in realtà nessuna delle due parti sembra volere tornare indietro". È lo scenario delineato da Emilio Barucci, docente di matematica finanziaria al Politecnico di Milano, direttore del QFinLAb, Quantitative Finance Lab, intervistato da LaPresse.
Le agenzie di rating non hanno quindi il potere di influire sulla politica?
"Il governo italiano ha deciso di andare al muro contro muro. E l'Europa ha deciso che non poteva permettere una sfida del genere. Lega e M5S pensano di potere avere tempo fino alle prossime elezioni europee senza che la situazione sfugga loro di mano. Ma il conto prima o poi all'Italia sarà presentato. E se il voto europeo cambierà gli equilibri politici non credo accadrà a favore del nostro Paese. Abbiamo già visto che la fronda sovranista non ci darà una mano e che se sarà questa posizione a vincere saremo comunque soli e abbandonati a noi stessi. E a quel punto tutti gli scenari sono aperti, compresa la ristrutturazione del debito e l'uscita dall'euro.
Che rischi vede prima del voto delle europee?
"Il pericolo che si configura è che si accumuli una situazione con uno spread che oscilla attorno ai 300 punti. Ma a un certo punto potrebbe verificarsi un evento negativo, come una banca in difficoltà o un'asta dei titoli di Stato che non viene sottoscritta o viene sottoscritta male. E a quel punto potrebbe crearsi un 'casus belli' per uno spread a 400 e per una crisi che scappa di mano".
Come va letta la scelta di Standard & Poor's?
"Il giudizio di Standard & Poor's è stato prudente, perché non c'è stato il declassamento dell'Italia. Anche se la valutazione è molto negativa nella sostanza, perché vede il nostro Paese in peggioramento, riservandosi di fare un downgrading nei prossimi 24 mesi se le cose non andranno bene. S&P vede l'Italia in fase di rallentamento e ritiene che il governo con le sue scelte aumenta la possibilità di questo processo. Questo crea l'incertezza e i problemi per le banche. Standard & Poor's si è presa un po' di tempo per vedere i risultati".
Perchè?
"Possiamo dire che ha scelto una linea 'responsabile', non ha voluto condannare ora l'Italia. Certo, se l'economia non andrà bene e ci saranno i risultati negativi sul Pil arriverà un declassamento".
Cosa succederà allo spread alla riapertura dei mercati? Si avvicinerà a quota 400?
"Quello che è arrivato da Standard & Poor's era un giudizio scontato che non credo porterà novità e che penso non aggiungerà moltissimo, salvo cristallizzare una situazione. Sono più gravi le dichiarazioni di Di Maio contro Draghi. Per quanto riguarda lo spread, quello di S&P è un giudizio che ritengo sia neutrale sotto questo punto di vista. Non credo che lunedì si andrà a 400, ma questo non cambia la situazione, nel senso che semplicemente ne consolida una già negativa. Comunque è assurdo pensare che per iniziare a stare male bisogna arrivare a 400 di differenziale fra titoli di Stato italiani e bund tedeschi, facendone un feticcio. Le banche e le compagnie di assicurazioni stanno già molto male.

