Roma, 28 ott. (LaPresse) – La maggioranza dei cittadini stranieri è soddisfatta per la vita nel suo complesso “in misura sensibilmente superiore” rispetto agli italiani. Lo afferma un’indagine Istat condotta sugli anni 2011-2012. Il 60,8% degli stranieri, sottolinea l’istituto statistico, indica punteggi elevati di soddisfazione per la vita compresi tra 8 e 10 contro appena il 37,2% degli italiani. Risultano più soddisfatte le donne e i giovani stranieri. La maggioranza degli stranieri (58,6%) è soddisfatta del lavoro (il 28,7% attribuisce un punteggio pari a 8, il 9,8% pari a 9 e il 20,1% pari a 10). I più soddisfatti del lavoro sono i cittadini filippini e moldavi, mentre in coda ci sono cinesi e ucraini.

Tanto tra gli stranieri quanto tra gli italiani prevale un clima generale di sfiducia, più accentuato tra gli italiani. Appena il 27,8% degli stranieri e il 21% degli italiani ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia. Gli italiani sono più diffidenti degli stranieri rispetto all’ipotesi di restituzione di un portafogli smarrito. Se a trovarlo e a restituirlo sono le forze dell’ordine, gli italiani nutrono più fiducia degli stranieri (80,3% contro 75,4%), lo stesso nel caso in cui a trovarlo sia un vicino di casa (70,7% e 57,4%). Il 29,1% delle persone straniere di 15 anni e più dichiara di aver subìto discriminazioni in Italia perché di origini straniere o per le loro caratteristiche. Gli uomini stranieri e gli adulti tra i 25 e i 44 anni sembrano subire i disagi maggiori. Il 19,2% degli stranieri ha subito un trattamento meno favorevole mentre lavorava o cercava lavoro: il 16,9% sul lavoro e il 9,3% nella ricerca del lavoro.

In ambito lavorativo più le donne che gli uomini stranieri avvertono un clima ostile da parte di colleghi/superiori/clienti (rispettivamente 53% contro 46,8%). Gli uomini dichiarano più frequentemente di aver ricevuto carichi di lavoro eccessivi o penalizzanti (31,6% rispetto al 24% delle donne). Tra gli stranieri che hanno dichiarato di essere stati discriminati in ambito lavorativo, l’89,5% ritiene che ciò sia avvenuto a causa delle proprie origini, il 22,9% per la scarsa conoscenza della lingua italiana, il 14,6% per il colore della pelle. Il 12,6% degli stranieri di 6 anni e più che ha intrapreso un percorso di studi in Italia dichiara di essere stato discriminato in questo ambito. I collettivi più svantaggiati sono le donne straniere (14,2%) e i giovani tra i 14 e i 19 anni (17,4%). Il comportamento discriminatorio è attuato più frequentemente da coetanei con cui si condivide il percorso di studi (78,4%), meno dai docenti (35%) e dal personale non docente (8,8%). Il 10,5% degli stranieri ha subìto discriminazione mentre svolgeva azioni per la ricerca di una casa, l’8,1% presso locali/uffici pubblici o su mezzi di trasporto, il 6,2% da parte di vicini di casa. Minima la quota di stranieri che avvertono un clima di ostilità nei loro confronti, al punto di doversi trasferire altrove (3,7%).

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