Russia condannata a risarcire di 50 mld dollari ex azionisti Yukos

Russia condannata a risarcire di 50 mld dollari ex azionisti Yukos

Londra (Regno Unito), 28 lug. (LaPresse/AP) – L’ex azionista di maggioranza di Yukos dovrà essere risarcito con 50 miliardi di dollari dalla Russia. E’ l’esito di uno dei più rilevanti casi di arbitrato internazionale. Il Tribunale permanente di Arbitraggio, con sede in Olanda, ha dato ragione a una società controllata da GML, la ex Group Menatep, la holding che è stata maggiore azionista della compagnia petrolifera russa. La sentenza ha riconosciuto che la Federazione russa aveva cercato con ogni mezzo di mandare in bancarotta Yukos per appropriarsi degli asset della compagnia, che dopo la caduta dell’Unione Sovietica era stato il maggior gruppo petrolifero controllato da investitori privati per volontà dell’ex amministratore delegato di Yukos, Mikhail Khodorkovsky. GML aveva chiesto 103,5 miliardi di dollari di risarcimento a Mosca per l’esproprio della società. Khodorkovsky non è più un azionista di GML o Yukos.

“Gli azionisti di maggioranza della Yukos Oil sono rimasti senza compensazioni per la perdita del proprio investimento quando la Russia ha illegalmente espropriato la compagnia”, dichiara in una nota il direttore esecutivo di GML, Tim Osborne. “Si tratta – aggiunge – di un importante passo avanti per gli ex azionisti di maggioranza, che lottano da 10 anni per questa decisione”. Osborne aveva sottolineato nel 2009, di fronte alla Commissione di Helsinki, che “è convinzione di GML che la vicenda Yukos è stato un caso importante nella strategia del governo russo di riportare le risorse naturali della Russia sotto il diretto controllo del Cremlino e di utilizzare tali risorse come strumento per riaffermare il controllo sulla sua ex sfera di influenza”. GML aveva fatto ricorso alla Corte con sede all’Aja appellandosi all’Energy Charter Treaty, il trattato sulla Carta dell’energia, che crea le basi giuridiche per un mercato internazionale aperto. La holding aveva evidenziato come Mosca avesse violato il principio che richiede un indennizzo rapido ed equo in caso di esproprio delle attività. Inoltre GML riferisce che, prima che la Russia presentasse le sue pretese fiscali nei confronti di Yukos, la compagnia aveva pagato già 15 miliardi di dollari in tasse per un reddito complessivo, nel periodo considerato, di 29 miliardi di dollari. Il governo russo aveva affermato che l’azienda dovesse 27 miliardi ulteriori di tasse, pari a un totale di 42 miliardi di dollari, sopra l’utile lordo della compagnia. La richiesta dell’esecutivo risale al 2003, con Vladimir Putin già presidente russo. Il periodo considerato per l’imponibile fiscale oggetto del contenzioso è il 2000-2003. Khodorkovsky ha passato dieci anni in carcere prima di essere graziato, nel dicembre dello scorso anno, dallo stesso Putin. Il magnate russo ha detto che non essendo parte in causa non è interessato all’esito della causa presso il tribunale dell’Aja.

“Le autorità che stanno rappresentando la Russia in questa causa useranno tutti i mezzi legali a disposizione per difendere la propria posizione”, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, commentando la sentenza del Tribunale permanente di Arbitraggio.

Rosneft ha affermato in una nota di non essere parte del contenzioso tra gli ex soci di maggioranza di Yukos e la Russia e per questo non si aspetta di essere danneggiata dalla decisione della Corte dell’Aja. “Rosneft – si legge in un comunicato – ritiene che tutte le offerte per l’acquisto di asset di ex soci Yukos, così come tutte le azioni riferibili all’operazione con Yukos, fossero pienamente legittime e siano state avanzate in linea con la legislazione in vigore in quel momento”.

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