Roma, 8 dic. (LaPresse) – La crisi taglia del 27 per cento la spesa nazionale per il tradizionale albero di Natale con più di due italiani su tre (67%) costretti a recuperare dalla cantina il vecchio albero sintetico mentre sono solo 5 milioni gli abeti veri addobbati (-16%) nelle case o nei giardini. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti/Swg. Gli italiani spendono in media il 31,95 euro per l’acquisto dell’albero che proprio per le esigenze di risparmio si è rimpicciolito. Gli alberi del Natale quest’anno – sottolinea la Coldiretti – sono infatti più corti di circa 30 centimetri rispetto a quelli dieci anni fa con l’abete più comune che non supera i 160 centimetri ed è venduto con tanto di radici e pane di terra a prezzi variabili tra i 15 ed 45 euro nella grande distribuzione, fiorai e nei garden, anche se ai coltivatori italiani viene pagato appena 8 euro in media. Sempre più numerosi sono i casi di vivaisti o amministrazioni pubbliche che offrono la possibilità di consegnare l’albero finite le feste.
Gli alberi naturali – sostiene la Coldiretti – sono coltivati soprattutto in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è infatti possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi. Per questo l’acquisto di un abete vero, a differenza di quanto spesso si crede, è molto più ecologica rispetto agli alberi finti di plastica che – precisa la Coldiretti – arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.
L’acquisto di un albero Made in Italy aiuta dunque – sostiene la Coldiretti – l’ambiente e l’economia nazionale anche se si registrano notevoli importazioni dai Paesi dell’Est europeo che stanno fortemente incrementando le esportazioni di prodotti di bassa qualità che raggiungono il nostro paese attraverso il trasporto con mezzi inquinanti per essere venduti dai centri della grande distribuzione che spesso spingono anche verso l’abete di plastica. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio – rileva la Coldiretti – derivano per circa il 90 per cento da coltivazioni vivaistiche che occupano stagionalmente oltre mille aziende agricole specializzate che danno lavoro a migliaia di addetti, mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di ‘sfolli’, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto.
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