Roma, 7 set. (LaPresse) – “Dal 1 agosto non abbiamo ricevuto nessuna nuova e concreta manifestazione di interesse da parte di potenziali acquirenti dell’impianto Alcoa di Portovesme”. La nota, diramata in serata dalla multinazionale statunitense per fugare tutte le “congetture degli ultimi giorni” nate dal “comprensibile livello di preoccupazione per il futuro” dello stabilimento di Portovesme e dei suoi dipendenti, non basta a spegnere le speranze dei lavoratori.
“Klesch non avrà presentato una nuova lettera di interesse, non ci sarà nulla di scritto, ma l’interesse c’è”, continuano a ripetere con la nota tra le mani. La battaglia dei ‘caschetti’ Alcoa, insomma, continua. Intanto i tre dipendenti che da martedì erano, in segno di protesta, a 70 metri di altezza su un silo all’interno dell’impianto, sono scesi “per problemi di salute – spiegano fonti sindacali – e perché li vogliamo tutti a Roma con noi”. “Siamo riusciti a convincerli – fanno sapere i colleghi – era una situazione troppo precaria. Una cosa è essere disposti a tutto, un’altra è rischiare la vita”. Uno dei tre ha avuto più di un malore. “Ha problemi di cuore e il caldo e l’aria rarefatta che c’è a quell’altezza non lo aiutano di certo”, spiegano i colleghi.
Nessuno rimane con le mani in mano: “Abbiamo già comprato i biglietti della nave, lunedì a Roma saremo più di 500 – spiegano -. Porteremo con noi anche i cittadini”. L’appuntamento, allora, è alle 12 al ministero per lo Sviluppo economico: al tavolo, comunica il dicastero, parteciperanno istituzioni, azienda, organizzazioni sindacali e imprenditoriali.
A protestare insieme con i lavoratori ci saranno anche i sindaci del Sulcis che, già stamattina, tutti muniti di fascia tricolore, hanno manifestato la propria solidarietà ai dipendenti dell’Alcoa improvvisando una riunione straordinaria davanti ai cancelli dello stabilimento. Prosegue, inoltre, l’attività “di continuo impulso e di moral suasion” della Regione Sardegna. Questa mattina, infatti, si è svolto a Roma alla presenza del governatore Ugo Cappellacci, un faccia a faccia tra i dirigenti dell’Alcoa e quelli di Glencore, multinazionale svizzera al momento unica interessata al rilevamento degli impianti di Portovesme, che ha visto il presidente della Sardegna proporre alle due aziende l’istituzione di un tavolo tecnico in Regione mirato “al superamento dei nodi ancora presenti nella corrispondenza tra Glencore e il Governo”, affinché “l’interessamento” della multinazionale svizzera “possa tramutarsi in una vera e propria trattativa”.
“Glencore non ha ancora presentato una proposta di trattativa. Ha posto delle condizioni e noi sappiamo che queste condizioni ancora non ci sono” ammette, però, Luciano Fenu, rappresentante Rsu della Uilm dopo la conference call avuta in mattinata con il direttore di Alcoa trasformazioni Giuseppe Toia. L’azienda, tuttavia, ha accettato di aspettare l’incontro di lunedì prima di iniziare ad applicare il bypass ai terzi blocchi dell’impianto, che comporterebbe la fermata istantanea di 85 celle elettrolitiche e questo dà un po’ di coraggio ai lavoratori: “Oggi dovremo spegnere solo tre celle”, spiegano. Tutto rimandato alla prossima settimana, insomma. I ‘caschetti’ di Alcoa torneranno a farsi sentire nella capitale e la protesta questa volta, rivelano fonti sindacali, potrebbe riservare anche “qualche sorpresa”.
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